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Aree protette: in Italia sempre peggio

Dopo gli incendi le frane. Per i parchi non c’è davvero tregua. Anzi con la fine dell’estate arrivano nuovi tagli che mettono a rischio posti di lavoro nei parchi nazionali, nelle aree protette marine ed anche nei parchi regionali

Scritto da Renzo Moschini il 03.10.2012

Intanto si prevedono nuove trivellazioni a mare mentre  all’Arcipelago Toscano il nuovo presidente Sammuri si insedia, ma il consiglio no, perché le nomine ministeriali tardano, così come per anni hanno tardato le decisioni sull’area protetta marina. In molte regioni, come abbiamo visto nel recente dibattito in San Rossore, le cose non vanno molto meglio anche in parchi storici come il  Lombardo e le Alpi Marittime. In Sicilia dove i guai non se li sono mai fatti mancare con gestioni commissariali assurdamente prolungate recentemente  hanno nominato direttore di un parco non ancora costituito un …farmacista. 

Chissà che non sia la ricetta per la cura giusta.

Val Camonica Foto Luca Giarelli

Federparchi, le rappresentanze del personale, le associazioni ambientaliste –le istituzioni assai meno- fanno sentire la loro voce ma Roma –ministro in testa- è dura d’orecchi.

Su PARCS la rivista della federazione dei parchi francesi leggo l’editoriale del presidente che commenta il recente incontro con il nuovo  ministro dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile e gli impegni concordati per il terzo atto di decentralizzazione che prevede il coinvolgimento dei parchi in una serie di progetti e programmi.

Ma i parchi a differenza dei cervelli non possono emigrare.

La sola buona notizia in questo poco edificante panorama che in qualche misura riguarda anche i parchi e le aree protette è la presentazione del Disegno di Legge del ministro Catania sulla gestione del territorio agricolo per contrastarne la cementificazione. I nostri parchi sono ricchi di territori agricoli spesso a rischio spopolamento e quindi esposti a tentazioni speculative, ma per avvalersi delle nuove normative che ci auguriamo siano approvate in tempi ragionevoli devono poter operare non in cassa integrazione.

Chissà se le forze politiche -almeno quelle meno sbrindellate- non riescano a trovare tra tante infuocate polemiche un po’ di tempo e di spazio anche per questi problemi.

 

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