Grosseto – La questione dei lupi è a tavolino: l’estate per decidere e in autunno si inizierà con le sperimentazioni. Poi tre anni di prova e le valutazioni finali. Al via il progetto Medwolf, l’obiettivo è quello di ridurre il conflitto, proponendo e attuando soluzioni per una convivenza pacifica, che tuteli essere umano e greggi da una parte e il lupo – o ibrido – dall’altra. Il Portogallo è l’altro paese scelto per la messa in atto del progetto.
Cani randagi mezzi lupi, ibridi (ma in che misura?), uomini che temono e uccidono questi animali che vagano senza una legge chiara che li difenda. In pochi mesi si sono moltiplicati gli avvistamenti in varie zone d’Italia, spesso ripresi e fatti circolare sul web. Lungo l’Appennino tristemente anche le uccisioni e le morti degli animali si moltiplicano, sia che avvengano nel loro habitat naturale che sulla pubblica piazza. Nasce così il progetto Medwolf, progetto che ha come scopo portante la tutela del lupo, tutela ottenibile attraverso la riduzione del conflitto tra lupo e uomo.
Il progetto pilota nasce tra l’Italia e il Portogallo per tutelare sia gli allevatori che il lupo. Si tratta di un piano internazionale che prevede la compartecipazione di associazioni ambientaliste e di categoria, nonché la collaborazione tra associazioni del mondo agricolo, istituzioni e centri di ricerca italiani e portoghesi. Tra i risultati attesi del progetto ci sarebbe, come comunicano da Medwolf, la riduzione almeno del 20% dei danni al bestiame, e l’aumento dell’utilizzo dei metodi di prevenzione dei danni del 30%.
Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea. In Italia si svolge nel grossetano, mentre in Portogallo nei distretti di Guarda e Castelo Branco. Le azioni pratiche mirano a realizzare una serie di incontri con gli allevatori locali per informarli sulla possibilità di installare sistemi di prevenzione da una parte e, come da comunicato stampa di Medwolf, di “valutare insieme a loro la possibilità della cessione in comodato d’uso di circa 130 strutture atte alla prevenzione del danno e di 20 cani da guardianìa, oltre all’assistenza per migliorare la gestione dei cani padronali che spesso provocano danni”.
Ibriwolf e Medwolf sono progetti interconnessi “Medwolf -commenta Enzo Rossi, assessore all’Agricoltura della Provincia di Grosseto – è la naturale prosecuzione dell’altro progetto che abbiamo messo in piedi: Ibriwolf, per l’individuazione e la cattura degli ibridi. Con Medwolf contiamo di migliorare le condizioni di lavoro degli allevatori cercando di attenuare, per quanto possibile, i danni agli allevamenti”.
Anche gli scienziati salutano positivamente il progetto “L’obiettivo del progetto Life+ Medwolf è di tutelare e preservare il lupo e cercare di ridurre gli attacchi e i possibili danni agli allevamenti. Dobbiamo però sempre tenere a mente – spiega Luigi Boitani, Presidente dell’Istituto di Ecologia Applicata – che nelle aree in cui si registra la presenza del lupo il rischio di predazione del bestiame non può mai essere considerato nullo”.
Massimiliano Rocco, responsabile Specie, Traffic e Foreste del WWF Italia, ritiene che sia importante, da un lato, sviluppare e spingere sulla relazione con gli allevatori, sì dunque alla comunicazione, al dialogo, alla conoscenza, ma dall’altro lato non nasconde il fatto che ci sia bisogno anche di un giusto compromesso, perché non tutto l’allevamento è bello e responsabile “ la questione dei lupi rischia di diventare il capro espiatorio di una situazione che in Italia non funziona alla perfezione, bisogna fare chiarezza e capire quale sia il problema reale, iniziando dal quantificare i danni, cominciando con il registrare e raccogliere i dati su una piattaforma informatica, per esempio, e riportando il tutto sul piano della legalità. In questo senso l’esperienza di Grosseto dovrà essere esemplare per tutti”.
Nella Provincia di Grosseto verranno a breve fissati una serie di incontri a intervalli regolari, per raccogliere e condividere informazioni sulle modalità di gestione del bestiame e così sperimentare nuove soluzioni insieme. Soluzioni certe e definitive ancora non ve ne sono: ciò che si vuole creare è una partnership che possa mantenersi in contatto costante, al fine di affrontare insieme e al meglio il problema e di poter proporre poi soluzioni efficaci.
Tra le varie soluzioni proposte, che verranno messe a tavolino, vi sono usi di strumenti quali recinzioni elettrificate, che emettono un impulso elettrico quando l’animale tocca la rete, scoraggiandolo dall’ avvicinarsi e che in pratica funge da barriera psicologica. Oppure il dissuasore acustico “Daf”, che emette suoni e registrazioni grazie a un timer personalizzabile che scoraggia i predatori. Oppure ancora i cani da guardianìa, cani da difesa e non da conduzione, e che stanno sempre con il bestiame domestico, sia durante i quotidiani spostamenti verso le zone di pascolo, sia quando gli animali si trovano nelle zone di ricovero notturno.
Entro luglio 2013 si concluderà la prima fase del progetto, ovvero la raccolta d’informazioni preliminari. Successivamente, si prevede già dall’autunno prossimo, si darà avvio all’installazione di strutture atte a prevenire gli attacchi, da tenere in prova per i prossimi tre anni. In seguito è prevista una fase di valutazione dell’efficacia delle misure utilizzate.