In Toscana l’uccisione di molti esemplari di lupi e ibridi, spesso esposti in piazza, o mutilati e appesi, ha portato in evidenza una situazione di sofferenza da parte degli allevatori, costretti a subire gli attacchi da parte dei lupi e degli ibridi fra cani e lupi, senza avere una adeguata tutela da parte della Regione. La Regione Toscana, dopo che Coldiretti e Confagricoltori hanno lanciato una campagna mediatica al limite della legalità che incitava alla lotta contro i predatori, ha convocato le parti interessate e prodotto un piano per la conservazione del lupo, la gestione del fenomeno degli ibridi, e la tutela degli allevatori con giusti indennizzi e la diffusione di metodi di prevenzione. Ad oggi per la messa in opera del piano si stima un investimento di 4-5 milioni di euro.
Gaianews.it ha raggiunto il dottor Duccio Berzi libero professionista coinvolto nel progetto LIFE MEDWOLF e che da anni lavora per istituzioni, associazioni ambientaliste, associazioni di allevatori sia in Toscana che nelle Marche, in Emilia Romagna e in Puglia.
“Abbiamo portato avanti molti progetti sulla prevenzione e risultati e aspettative sono certamente interessanti”, ha spiegato Berzi. “In provincia di Firenze, con l’Università di Agraria dopo aver installato specifiche recinzioni elettrificate abbiamo verificato i risultati constatando una riduzione del 93% nel numero di attacchi.“
Secondo il tecnico però questi interventi devono essere realizzati con oculatezza, ogni azienda necessità di una strategia di prevenzione, che comprenda un complesso di interventi strutturali e gestionali ad hoc.
Le recinzioni elettrificate, che possono essere realizzate in modo specifico anche su grandi superfici, possono comportare un impegno notevole da parte dell’allevatore, sia in termini di spesa iniziale che di mantenimento. “Queste operazioni” ha spiegato, “hanno bisogno di risorse e sarebbe utile adottare un sistema che premi gli allevatori virtuosi.”
Altro motivo che frena gli interventi, secondo Berzi, è la burocrazia relativa ai regolamenti urbanistici e paesaggistici.
“Non intendiamo che questi vincoli non debbano esserci più, ma se per avviare una pratica e portarla a conclusione sono necessari anche 1.500 euro di spese tecniche e mesi di attesa si capisce che molti allevatori desistono ancora prima di iniziare”, ha detto Berzi che ha aggiunto: “Tra l’altro i recinti adesso possono essere costruiti con delle accortezze con minimo impatto sul paesaggio.”
Ma i recinti non sono l’unico modo per difendersi dagli attacchi dei predatori: anche i cani da guardianìa sono efficaci.
“In Toscana abbiamo costituito con gli allevatori una rete di allevamenti di cani da guardianìa, a partire da esemplari attitudinalmente selezionati provenienti dall’Abruzzo. Hanno prodotto risultati eccezionali sia in termine di difesa dagli attacchi che di equilibrio nei confronti dei fruitori del territorio. Attraverso questa rete ora “esportiamo” i cani toscani in altre regioni.
Anche con i dissuasori elettronici, in contesti temporali ristretti e spazi limitati (ad esempio sui bovini nei primi giorni di vita) si possono ottenere buoni risultati”, ha spiegato Berzi.
Ma il tecnico ci tiene a precisare: “Per fare questo c’è bisogno di risorse e tecnici preparati. Quello delle predazioni è un problema serio sul quale non si può improvvisare e che non rappresenta un’invenzione degli allevatori. La conservazione del lupo passa attraverso la mitigazione di questo problema.”
Abbiamo chiesto a Berzi di fornirci qualche dato: Solo nel distretto del Mugello dal 2005 al 2006 sono stati rilevati più di 350 animali predati, grazie ad un lavoro sul campo condotto con una tesi di laurea. Si stratta di più del doppio degli attacchi denunciati al servizio sanitario: infatti gli allevatori, non ottenendo indennizzi adeguati e dovendo sostenere controlli sanitari e spese per lo smaltimento delle carcasse, non denunciano neanche più le predazioni.
“Ma le faccio un altro esempio” continua Berzi. “In provincia di Firenze, in seguito ad un attacco un allevatore ha perso 21 capi di valore di un allevamento biologico: attraverso un approfondimento effettuato con un docente di Estimo agrario del’Università di Firenze, abbiamo accertato un danno economico di oltre 13.000 euro a fronte di un rimborso erogato dalla compagnia di assicurazioni di solo 2.500 euro. Il danno ad un’azienda può essere veramente molto alto”.
Il piano della Regione Toscana, il cui iter sta procedendo attraverso consultazioni delle parti coinvolte dovrebbe lavorare anche in questa direzione: nel comunicato stampa della Regione si parla infatti sia di indennizzi, anche del danno indiretto, oltre a quello diretto, ma anche di un progetto per la diffusione di buone pratiche di prevenzione.
Nonostante qualcosa si stia muovendo nell’ottica di una maggior tutela degli allevatori, continua, come denunciato da AIDAP, l’associazione dei direttori dei parchi, la aggressiva campagna contro i predatori di Coldiretti e Confagricoltura i cui manifesti campeggiavano ancora, a fine febbraio, nelle strade di Firenze.
AIDAP nel suo comunicato ha dichiarato: “Scopriamo che l’infame campagna di istigazione alla lotta contro i predatori incredibilmente prosegue, addirittura con ulteriori manifesti a Firenze. A questo punto AIDAP, a nome di tutti gli operatori dei parchi e non solo, che su esplicito mandato dell’Unione Europea, dello Stato Italiano e delle Regioni ogni giorno lavorano per raggiungere la convivenza tra specie animali protette ed attività umane, chiede il formale intervento del Ministero dell’Ambiente, di Federparchi e della Magistratura, per fermare questa cavernicola campagna di istigazione al reato di uccisione di fauna selvatica protetta”, aggiungendo che “nonostante la disponibilità al dialogo il tentativo di alcuni soggetti di riportarci al medioevo culturale sta andando tristemente in porto.”
Gaianews.it ha chiesto un commento a Francesco Viaggi, presidente Coldiretti Toscana che ha così giustificato la presenza dei manifesti nella città di Firenze: “Coldiretti, come già più volte enunciato in comunicati stampa, sostiene che gli atti di bracconaggio sono atti illegali e da condannare.E’ stato ribadito che il manifesto promosso dalle tre associazioni di Categoria Agricole di Grosseto non voleva assolutamente essere una istigazione a delinquere e al bracconaggio.”
Viaggi ha spiegato che la campagna aveva come scopo quello di informare l’opinione pubblica sull’esasperazione raggiunta dagli allevatori che subiscono danni senza avere indennizzi.
“Premesso questo, è giusto precisare che non è stato possibile fermare il processo di affissione di questi manifesti rispetto alla programmazione della campagna di comunicazione, ma è importante se non fondamentale chiarire che tale iniziativa si è conclusa.”