Ricercatori della Società Italia di Diabetologia (SID) dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo hanno dimostrato che la resistina è un possibile nuovo marcatore del rischio cardiovascolare in pazienti con diabete di tipo due; i dati saranno discussi in occasione del congresso dell’European Association for the Study of Diabetes a Berlino dall’1 al 5 ottobre
E’ stato identificato dai ricercatori della Società Italia di Diabetologia (SID) dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo un nuovo marcatore del rischio cardiovascolare nei pazienti con diabete, si chiama resistina.
La resistina è un ormone prodotto dal tessuto adiposo e dalle cellule dell’infiammazione, così come succede negli obesi, ed è stato identificato come punto di unione fra obesità e diabete.
Secondo uno studio condotto da ricercatori della SID, presentato in occasione del Congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD) a Berlino, potrebbe rivelarsi un ottimo marcatore del rischio cardiovascolare dei pazienti con diabete di tipo due, aiutando i medici a individuare i pazienti più in pericolo di infarti, ictus e mortalità cardiovascolare e generale.
Lo studio è stato condotto su 350 diabetici seguiti per 7 anni. I ricercatori, coordinati da Vincenzo Trischitta, hanno registrato gli eventi cardiovascolari emersi analizzando la misurazione della resistina. La resistina sembra essere un marcatore determinante insieme agli altri già noti fattori di rischio. Inoltre, su 779 soggetti partecipanti al GMS è stata analizzata la correlazione fra livelli di resistina nel sangue e la mortalità generale.
“I risultati indicano che la misurazione di resistina in aggiunta agli elementi tradizionali di rischio cardiovascolare aiuta a prevedere meglio non solo infarti ed altri eventi cardiovascolari, ma anche il rischio di mortalità in generale – spiega Claudia Menzaghi, responsabile del progetto – In più del 30% dei pazienti, ad esempio, abbiamo potuto migliorare l’identificazione del rischio cardiovascolare”.
La resistina potrebbe essere uno di quegli importanti indicatori che possono essere utili ad “aggiustare” le terapie sul paziente.
La resistina è presente nel corpo in modo proporzionale alla quantitò del tessuto adisposo e sembra sia in grado di inibire la funzione dell’insulina e questo sarebbe il collegamento con la comparsa del diabete.
La resisitina perciò potrebbe rivelarsi utile anche per la diagnosi precoce del diabete di tipo due.
“Occorre tuttavia prudenza, perché sarà, infatti, necessario eseguire nuovi e più ampi studi per verificare la reale utilità della resistina nella gestione clinica dei pazienti diabetici. La speranza è che migliorare la capacità di predizione del rischio cardiovascolare aiuti a trattare meglio ed in maniera più personalizzata i pazienti con diabete tipo 2”, conclude Trischitta.