Un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford, ha sperimentato un nuovo farmaco in grado di aumentare la capacità nelle persone anziane di debellare l’influenza e altri virus che possono risultare letali. Ogni anno, in Inghilterra, l’influenza uccide 5.000 persone e la stragrande maggioranza sono anziani o pazienti con patologie respiratorie già esistenti. Lo studio è stato pubblicato sul magazine scientifico e-Life.
Parte del problema, affermano gli studiosi, è che queste persone non reagiscono ai vaccini. Infatti, i globuli bianchi che coordinano la risposta a un’infezione, ovvero le cellule T, perdono la capacità di formare una ‘memoria’ dell’infezione stessa. Pertanto, quando gli anziani incontrano un virus non sono in grado di generare una forte risposta immunitaria e possono sviluppare gravi patologie. Ma, la scoperta di questo nuovo farmaco promette di aumentare la potenza del vaccino antinfluenzale.
Il composto, chiamato spermidina, ha dimostrato di avere un impatto significativo nei test sui modelli murini, e gli scienziati lo hanno già brevettato come potenziale trattamento anche per gli esseri umani. Questa sostanza chimica può essere miscelata con i vaccini esistenti oppure somministrata separatamente.
I test condotti hanno mostrato un miglioramento nella risposta dei topi al virus influenzale e al citomegalovirus che può causare problemi alla vista e la polmonite. La spermidina, dunque, sarebbe in grado di ripristinare la memoria immunitaria, ovvero la capacità dei globuli bianchi di riconoscere un’infezione e combatterla efficacemente.
“Le infezioni virali come l’influenza sono spiacevoli per la maggior parte delle persone, ma possono essere molto gravi per gli over 65 e i vaccini sono la migliore forma di protezione. Il nostro obiettivo è quello di potenziare tale protezione con l’aggiunta di composti di amplificazione per le vaccinazioni di routine”, commenta la dott.ssa Katja Simon, che ha guidato lo studio.
Inoltre, sembra che questo composto migliori anche il processo cellulare chiamato autofagia, dove le parti di una cellula danneggiate o difettose vengono analizzate e distrutte all’interno della cellula stessa. I ricercatori hanno osservato che i topi privati di un gene chiave per l’autofagia perdono anche la memoria immunitaria dei globuli bianchi, più precisamente delle cellule T. Ma la spermidina, iniettata nei topi anziani prima della vaccinazione antinfluenzale, ha migliorato notevolmente la risposta di queste cellule.
“Pensiamo che la spermidina – conclude Katja Simon – potrebbe essere particolarmente utile in molti vaccini attualmente in via di sviluppo. Tuttavia, ci vorranno dai 5 ai 10 anni prima che il farmaco arrivi in clinica”.