Gaianews

Possibile vaccino contro l’Aids funziona sulle scimmie rhesus

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 12.05.2011
Virus HIV che attacca un Linfocita al microscopio elettronico

Virus HIV che attacca un Linfocita al microscopio elettronico

Un nuovo vaccino in grado di proteggere i macachi da un virus equivalente all’HIV umano si è dimostrato efficace, e potrebbe fornire un nuovo approccio per la realizzazione di un vaccino contro l’HIV, uno studio suggerisce.

Ricercatori degli Stati Uniti hanno affermato che il vaccino ha offerto protezione a 13 di 24 macachi rhesus trattati durante l’esperimento.

In 12 delle scimmie, il vaccino rimaneva ancora efficace dopo 12 mesi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, potrebbe “contribuire in modo significativo” allo sviluppo di un vaccino efficace contro il virus che causa l’AIDS.

I ricercatori hanno somministrato a 24 macachi rhesus sani un vaccino contenente una forma geneticamente modificata del virus, il citomegalovirus rhesus (CMV). Il vaccino era stato progettato per la produzione di antigeni contro l’attacco del virus dell’immunodeficienza delle scimmie (SIV), l’equivalente dell’HIV umano.

Il vaccino lavorato stimolando la produzione di un particolare tipo di cellule del sangue, chiamate “cellule T effettrici della memoria”, che possono rimanere vigili nel corpo per molto tempo dopo la fine di un attacco da parte di un agente patogeno, fornendo una protezione a lungo termine.

Secondo l’autore principale della ricerca, il professor Louis J. Picker, del Vaccine and Gene Therapy Institute in Oregon, la scoperta è senza precedenti in quanto il vaccino sembra aver sradicato il virus SIV in una parte delle scimmie, un risultato mai ottenuto prima con questa tipologia di malattia.

E infatti, lo sviluppo di un vaccino contro l’HIV si è finora dimostrato un compito difficilissimo, anche se ci sono stati alcuni risultati promettenti.

Nel 2009, alcuni ricercatori thailandesi hanno pubblicato su Lancet i risultati di un vaccino sperimentale contro l’HIV, che ha ridotto di circa un terzo il rischio di contrarre l’HIV.

Intanto, in Sudafrica è iniziata la sperimentazione di fase 2 sull’uomo del vaccino italiano contro l’HIV basato sulla proteina Tat di HIV-1. Lo studio, condotto dal gruppo di ricerca italiano coordinato da Barbara Ensoli del Centro Nazionale AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute italiano è, in questa fase di sperimentazione, sostenuto dal Ministero degli Esteri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Guglielmo scrive:

    Ritengo valida e da tenere in buona considerazione la sperimentazione sopra riportata, effettuata sulle scimmie rhesus, al fine di ottenere un vaccino contro l’AIDS per l’uomo. Sacrifichiamo ogni giorno milioni di animali per nutrire gli uomini, mi sembra che sperimentare su specie affini all’uomo la cura di una malattia che forse è partita da questa stessa specie di scimmie sia cosa corretta. Oltretutto non dimentichiamo che la parola “vaccino” deriva dal fatto che la prima cura contro il vaiolo fu ottenuta infettando l’uomo con le pustole del vaiolo che aveva colpito le vacche e che nell’uomo si manifestava in una forma più mite del classico vaiolo umano.

  • UNA Cremona scrive:

    Qualcuno crede ancora davvero che studiando un virus *equivalente* all’HIV umano in un’altra specie animale, si possano ricavare informazioni utili per l’uomo?
    L’errore metodologico che fa della vivisezione un metodo non scientifico e non affidabile è proprio la pretesa di ricavare informazioni utili per una specie conducendo ricerche su un’altra.
    La vivisezione non solo è contraria all’etica, ma non contribuisce affatto al progresso delle conoscienze scientifiche e pone in pericolo anche vite umane, nel momento del necessario passaggio dai test su animali a quelli su umani!!
    Gli animali erano sani e sono stati fatti ammalare apposta, tra l’altro con una forma geneticamente modificata in laboratorio del virus! Come possono quindi concludere che con quel vaccino si sradica la forma “naturale” del virus? Se ci sono state modifiche genetiche, anche quelle contano!
    Un’ultima considerazione: sarà un caso che gli esperimenti su persone vengano fatti sempre in paesi del “terzo mondo”, con finanziamenti di multinazionali e con collaborazioni di studiosi dei paesi del Nord del mondo?? Forse perché in quei paesi c’è meno informazione, un minor grado di istruzione, una sorta di cieca fiducia nei grandi paesi che dicono di aiutare i poveri?
    Sarebbe ora di cambiare radicalmente la ricerca scientifica, allontanandola dal mondo degli affari e riavvicinandola alla vera scienza, che non può che essere quella che si basi esclusivamente sullo studio dell’uomo (cellule, tessuti…) per l’uomo.