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Clima, Italia si scalda più del resto del mondo. 2011 anno record

Scritto da Paolo Ferrante il 09.01.2012

Fumi di una fabbricaIl 2011 si classifica come il terzo anno più caldo dal 1994 ad oggi. Ma se si considera solo il centro nord, si tratta dell’anno più caldo, anche di più del 2003, l’anno tristemente famoso per le ondate di calore che provocarono la morte di molti anziani in tutta Europa.

Il trend globale del riscaldamento climatico è in costante ascesa. In particolare, l’Italia è più calda di un secolo fa di ben 1,3 gradi, quasi il doppio della media mondiale. A livello globale la temperatura è aumentata, secondo i dati dell’IPCC, di 0,74 per secolo.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Michele Brunetti del Cnr, che ha curato l’uscita dei dati. Secondo Brunetti, ricercatore  dell’Istituto di Scienze Atmosferiche e Clima, le cause del riscaldamento sono dovute, in Italia come altrove, ad un aumento dell’emissione dei gas ad effetto serra, in particolare CO2 (anidride carbonica).

Questi gas ad effetto serra intrappolano il calore che la terra emette verso l’esterno e causano l’aumento della temperatura: “Negli ultimi decenni – ha spiegato Brunetti – abbiamo assistito all’aumento delle concentrazioni di questi gas in atmosfera a causa dell’attività umana”.

Ma l’immissione di anidride carbonica – o meglio l’aumento della sua concentrazione in atmosfera – non è dovuto solo a cause umane, anzi. L’immissione in atmosfera e il sequestro di CO2 avvengono continuamente, nel cosiddetto ciclo del carbonio. Gli alberi, i microorganismi e le alghe fissano attraverso il meccanismo della fotosintesi l’anidride carbonica presente in atmosfera, mentre gli animali, attraverso la respirazione, consumano ossigeno e riemettono anidride carbonica.

Poi ci sono i processi di combustione del materiale organico. Negli incendi il carbonio che era stato fissano nella cellulosa e nella legnina dalle piante viene di nuovo rimesso in circolo. Ma allora l’uomo è in grado di alterare il clima? E se sì come? “Il problema – spiega ancora Brunetti – non è quanta anidride carbonica è stata immessa in atmosfera dall’uomo, ma in quanto tempo.”

Su scale temporali molto lunghe le cause delle variazioni di concentrazione di CO2 sono prevalentemente naturali, diciamo nel’arco di millenni. Ad esempio durante le ere glaciali e post glaciali possiamo osservare variazioni di temperatura globale anche molto più grandi di quella di cui stiamo parlando qui, un grado e mezzo, e queste variazioni sono in accordo con la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Ma queste variazioni avvengono nell’arco di molti anni, mentre qui ci troviamo di fronte ad un rapidissimo aumento di temperatura in un solo secolo.”

Un aumento così rapido potrebbe essere dunque la famosa pistola fumante, la prova che l’aumento della temperatura è anomalo e, soprattutto è opera dell’uomo? Se così fosse, dovremmo presto correre ai ripari, come cercano d’altronde di fare i governi di tutto il mondo con gli accordi internazionali – anche se con risultati non proprio brillanti – come il protocollo di Kyoto o l’intesa raggiunta recentemente a Durban per un nuovo accordo sulle emissioni nel 2015.

Secondo Brunetti, non solo è vero che l’aumento di temperatura è anomalo, ma lo è anche la concentrazione di CO2 in atmosfera. “Non si sono mai osservati – spiega Brunetti – valori di anidride carbonica così alti in atmosfera, nemmeno nei periodi post glaciali. Ce ne siamo accordi perforando le calotte antartiche. La situazione odierna è un’anomalia e questo lascia pensare che l’attività di immissione di CO2 in atmosfera abbia un ruolo nel riscaldamento.”

Negli ultimi anni le emissioni di anidride carbonica non sono aumentate come nel passato, ma questo è dovuto, secondo Brunetti, solo ad un fatto momentaneo – la crisi economica – e non si tratta di un’inversione di tendenza. Le azioni che vengono intraprese dai governi per ridurre le emissioni peraltro non sono globali, ma ogni paese decide per conto suo, anche in base – nel caso delle democrazie – all’opinione pubblica e allo schieramento al potere. Si sa, infatti, che i governi di destra preferiscono lo sviluppo economico, in linea di massima, alle attenzioni per l’ambiente. E’ quello che è successo in Canada, trasformatosi in pochi anni da un paladino dell’ambiente e co-firmatario del protocollo di Kyoto a voce critica della riduzione delle emissioni, che danneggerebbe soltanto – secondo il ministro dell’ambiente conservatore – l’economia del paese senza ottenere risultati concreti.

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