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Acidità degli oceani, scienziati chiedono monitoraggio. A rischio coralli e plancton, base della vita marina

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 01.11.2010
Boa che misura acidità oceani

Boa con strumenti per misurare l'acidificazione e altri sensori a Heron Island, sulla Grande Barriera Corallina. Questo è l'ultimo di una serie di nuovi strumenti che serviranno a comprendere i cambiamenti in atto negli oceani di tutto il mondo

La superfice oceanica è del 30% più acida oggi rispetto a quanto fosse nel 1800, e molto di questo aumento è avvenuto negli ultimi 50 anni – un trend crescente che può danneggiare sia i coralli che i minuscoli animali che costituiscono il plancton, la base della catena alimentare degli oceani.

Nonostante la portata enorme di questi cambiamenti, i governi sono ancora lontani dallo sviluppare un efficace sistema di controllo che monitori l’acidità dell’acqua ed altri parametri che vanno tenuti sotto controllo per poter capire la portata di fenomeni che hanno un enorme impatto sulla vita del pianeta.

Cambiamenti nelle forme di vita marina, temperatura dell’acqua, livello del mare e misurazione delle calotte polari sono, insieme all’acidità e ad altre variabili, una serie di caratteristiche degli oceani che possono e devono essere monitorati in modo continuo e affidabile tramite l’impiego esteso delle tecnologie esistenti in un sistema integrato e permanente di monitoraggio globale, avvertono gli scienziati.

Il Partenariato per l’osservazione degli oceani (POGO), che rappresenta 38 delle maggiori istituzioni oceanografiche provenienti da 21 paesi e leader di un consorzio globale chiamato Oceani Uniti, spingerà i funzionari di governo e ministri riuniti a Pechino dal 3 al 5 novembre a completare urgentemente un sistema di osservazione globale integrato per gli oceani entro il 2015.

Esso andrebbe a far parte di un sistema di osservazione globale dei sistemi marini della Terra in fase di discussione a Pechino da parte di 71 paesi membri del gruppo intergovernativo d’osservazione della Terra.

Il costo per creare un adeguato sistema di monitoraggio è stato stimato da 10 a 15 miliardi di dollari, con 5 miliardi di dollari i costi operativi annuali.

Circa 600 scienziati con competenze in tutti gli aspetti degli oceani hanno sviluppato una visione autorevole delle caratteristiche da controllare in una conferenza 2009 sulle osservazioni oceaniche nella nostra Venezia, (www.oceanobs09.net in inglese), che – ironia della sorte – è una delle città che rischia di scomparire sotto il mare a causa dell’innalzamento del livello delle acque.

Tuttavia, come documentato negli articoli in pubblicazione (da parte dell’Agenzia spaziale europea) della conferenza 2009, il valore delle informazioni che si ricaverebbero da un sistema di questo genere, sia per le sue ricadute economiche che per la sicurezza umana, ridurrebbe il costo complessivo degli investimenti necessari.

“Sebbene gli Stati Uniti e i governi dell’Unione europea abbiano recentemente dato il loro sostegno, la cooperazione internazionale è assolutamente necessaria per completare un sistema globale di osservazione degli oceani, che potrebbe continuamente raccogliere, analizzare e interpretare i dati critici per una vasta gamma di bisogni umani”, spiega il dottor Kiyoshi Suyehiro, Presidente di POGO.

“La maggior parte degli esperti ritiene che l’oceano futuro sarà più salato, più caldo, più acido, e con minore biodiversità”, dice Jesse Ausubel, uno dei fondatori di POGO. “E’ tempo di fare sul serio per realizzare un sistema di misura che ci faccia capire ciò che sta accadendo nei mari attorno a noi”.

I rischi di acidificazione degli oceani esemplificano molte buone ragioni per agire con urgenza.

Plancton

Il plancton è la base alimentare più importante per gli animali marini

Gli scienziati affiliati a POGO della fondazione britannica Sir Alister Hardy per la scienza oceanica hanno recentemente pubblicato un atlante mondiale per tracciare la distribuzione del sottoinsieme di specie di plancton che formano un guscio/conchiglia a un certo punto del loro ciclo di vita. Non solo questo tipo di plancton è fondamentale per la catena alimentare degli oceani, ma svolge anche un ruolo importante nella regolazione del clima planetario e nella produzione di ossigeno. L’acqua di mare molto acida inibisce la crescita dei gusci del plancton.

La Fondazione sostiene che il livello medio del pH sulla superficie degli oceani è sceso da 8,2 a 8,1 (valori minori di pH indicano maggiore acidità), rendendo gli oceani più acidi di quello che è stato per 20 milioni di anni. E ci si aspetta che l’acidificazione continuerà  a causa delle alte concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Poiché l’acqua più fredda trattiene più anidride carbonica, l’acidità delle acque di superficie può aumentare più velocemente ad alte latitudini della Terra dove gli elementi di zooplancton noti come pteropodi sono particolarmente abbondanti. Gli pteropodi sono piccole lumache colorate che nuotano liberamente in mare e di cui dipendono molti animali più in alto nella catena alimentare. Gli scienziati avvertono che l’impatto complessivo del biossido di carbonio in aumento non è chiaro, perché il riscaldamento degli oceani è associato con l’aumento dei gas serra in atmosfera,  che a sua volta potrebbe portare a una riduzione di ritenzione del biossido di carbonio a basse latitudini e a potenziali effetti di compensazione.

Dice il direttore della fondazione Peter Burkill: “Tale fenomeno potrebbe avere un effetto devastante sulla calcificazione degli organismi, e forse sugli ecosistemi marini nel suo complesso, e abbiamo bisogno di un monitoraggio globale per fornire informazioni tempestive sulle tendenze e sui flussi dai tropici ai poli. Le piccole forme di vita che costituiscono il plancton assorbono circa 50 miliardi di tonnellate di carbonio dall’atmosfera terrestre ogni anno, più o meno come tutte le piante e gli alberi sulla terraferma. L’umanità ha un bisogno vitale di informazioni autorevoli sulle condizioni dell’oceano e una rete mondiale di osservazione è urgente”.

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