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Acidificazione degli oceani: gli effetti per il 2100

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 26.08.2013

Secondo una ricerca pubblicata su Nature Climate Change l’acidificazione degli oceani potrebbe cambiare gli ecosistemi dei nostri mari, già entro la fine di questo secolo. A dirlo sono stati i Biologi dell’Istituto Alfred Wegener,  Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (AWI), che hanno provato a valutare la portata di questo cambiamento per la prima volta.

Lo studio ha preso in considerazione tutti i dati disponibili sulla reazione degli animali marini all’acidificazione degli oceani. Dalla ricerca risulta che tutte le specie sono influenzate dall’acidificazione degli oceani, ma gli impatti sulle singole specie sono specifici. 

Clione limacina, un mollusco di crica 7-8 centimentri Crediti: Photo: M. Boeer, Alfred Wegener Institute

Clione limacina, un mollusco di crica 7-8 centimentri
Crediti: Photo: M. Boeer, Alfred Wegener Institute

La funzione degli oceani nel regolare il clima terrestre è fondamentale: infatti assorbono circa un quarto della anidride carbonica prodotta dagli uomini. Senza gli oceani, spiegano gli scienziati, il clima sulla terra sarebbe ben più caldo.

Ma l’assorbimento dell’anidride carbonica da parte degli oceani non è senza conseguenze. Infatti l’anidride carbonica sciogliendosi in acqua, forma l’acido carbonico e provoca l’acidificazione del pH degli oceani, influenzando la vita delle creature marine.

Il Dott. Astrid Wittmann e il Prof. Hans-Otto Pörtner dell’Helmholtz-Centre, hanno voluto creare una panoramica globale sull’argomento, visto che studi su singole specie sono stati svolti in questi anni.

167 studi con i dati provenienti da più di 150 specie diverse sono stati presi in considerazione: ricerche su coralli, crostacei, molluschi, vertebrati come pesci, ed echinodermi come le stelle marine e i ricci di mare. Questi dati sono poi stati incrociati con degli scenari possibili relativi all’aumento di anidride carbonica in futuro.

I risultati di questa nuova valutazione sono chiari. “Il nostro studio ha dimostrato che tutti i gruppi animali che abbiamo considerato sono influenzati negativamente dalle maggiori concentrazioni di anidride carbonica. Coralli, echinodermi e molluschi sono molto sensibili ad una diminuzione del valore del pH”, ha spiegato il Dott. Astrid Wittmann.

Alcuni echinodermi come le stelle marine hanno minori prospettive di sopravvivenza ai valori di biossido di carbonio previsti per l’anno 2100. Per contro, solo più alte concentrazioni di anidride carbonica sembrerebbero avere un impatto su alcuni crostacei. Tuttavia, la sensibilità degli animali a un abbassamento del valore del pH può aumentare se la temperatura del mare aumenta simultaneamente.

Gli scienziati hanno dimostrato che diverse specie reagiscono in diversi modi perchè i loro organismi sono strutturati diversamente. Mentre i pesci, per esempio, sono fisicamente molto attivi e sono in grado di bilanciare gli effetti dell’acidificazione attraverso le funzioni del sangue, questo è più difficile per i coralli. Questi infatti stanno sempre nello stesso luogo e non hanno nessuna possibilità di compensare. Con l’acidificazione i coralli possono non essere più in grado di calcificare e quindi potrebbero non essere in grado di difendersi dalle erosioni. 

Queste ipotesi sono state confermate dallo studio di ciò che accadde ai pesci in altre epoche in cui, ad un aumento dell’anidride carbonica e ad un relativo aumento dell’acidificazione degli oceani i pesci dimostrarono capacità di adattamento.

La scoperta di questa capacità di adattamento dei pesci aveva sorpreso non poco gli scienziati visto che ricerche recenti avevano dimostrato come l’acidificazione avesse effetto sui pesci nella fase iniziale della vita. Ma forse il dato va interpretato, secondo gli scienziati, sul lungo periodo.

Lo studio è stato condotto nell’ambito del Quinto Rapporto di Valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) e ha lo scopo di fornire una panoramica delle attuali conoscenze scientifiche sulla acidificazione degli oceani. “Per noi era importante non solo per presentare i risultati delle ricerche degli ultimi anni, ma per valutare gli impatti che i cambiamenti climatici avranno sulle specie”, ha spiegato Pörtner.

Questo è il primo rapporto dell’IPCC a documentare ampiamente le conseguenze dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi degli oceani. Lo studio sarà pubblicato alla fine di marzo del 2014.

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