Dieci attivisti di Greenpeace sono stati arresti a Mosca durante una manifestazione contro la Gazprom, l’azienda che intende trivellare l’Artico per estrarre petrolio. Gli attivisti, travestiti da orsi polari, esponevano cartelli contro l’azienda e si sono incatenati ai cancelli. Ora sono in arresto, ma Greenpeace ha assicurato che farà di tutto per farli tornare presto liberi.
L’azione degli orsi polari a Mosca si è coordinata con quella a Berlino, in cui una trivella gigante al centro di una piazza disperdeva petrolio tutt’intorno. Il messaggio che Greenpeace vuole trasmettere è che non ci sarà possibilità di ripulire l’Artico in caso di incidenti e quella terra vergine non può essere un far west da conquistare. Greenpeace chiede infatti che l’Artico diventi un Santuario della Terra di proprietà di tutti gli uomini, e quindi di nessuno.
Queste due manifestazioni, a Mosca e a Berlino, arrivano dopo l’attacco diretto alla piattaforma petrolifera Gazprom, in cui prima gli attivisti hanno provato a salire sulla piattaforma stessa e sono stati allontanati con getti violenti di acqua geleata, e poi si sono attaccati con il loro gommone ad una nave passeggeri che portava i lavoratori alla petroliera. In questo modo la nave si è dovuta fermare e gli attivisti hanno di fatto intralciato i lavori della Gazprom.
Lo sfruttamento dell’Artico, oltre alle prospezioni petrolifere, avviene anche attraverso la pesca industriale ed è noto che tutti i paesi industrializzati prospicenti all’Artico stanno avviando politiche per accaparrarsi territori e transiti comerciali.
Moltissime sono le aziende che oltre a Gazprom vogliono iniziare le prospezioni, fra queste Shell e BP, quest’ultima già protagonista del disastro petrolifero nel Golfo del Messico.
Ma Greenpeace si chiede quale sia la politica che sta dietro a tali operazioni. Se sappiamo che la direzione necessaria ad evitare il riscaldamento globale è quella di ridurre le emissioni di gas serra, perchè deturapre un territorio vergine e metterlo a così grande rischio? Inoltre è noto che il petrolio estratto in Artico avrà durata limitata e creerà guadagno e posti di lavoro solo per qualche anno, forse neanche quelli delle dita delle mani.
Sul sito di Greenpeace è possibile firmare per chiedere che l’Artico diventi un Santuario naturale di proprietà dell’umanità.
Greenpeace vuole raccogliere 2 milioni di firme e poi lasciarle cadere, raccolte in una piccola capsula, nel fondo del mare. Lì, sarà piantata una bandiera simbolica, con i disegni dei bambini che sognano un pianeta verde, sano e pacifico.