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Groenlandia, ghiacciaio Petermann perde iceberg grande due volte Manhattan

Scritto da Valeria Gatti il 21.07.2012
La NASA ha fotografato la creazione di un iceberg dal Ghiacciaio Petermann, in Groenlandia

La NASA ha fotografato la creazione di un iceberg dal Ghiacciaio Petermann, in Groenlandia

Il satellite della Nasa sta mostrando le immagini dell’isola di ghiaccio che pochi giorni fa si è staccata dalla lingua del ghiacciaio Petermann, in Groenlandia. Si tratta di un blocco Artico grande due volte Manhattan. Già nel 2010 un blocco di ghiaccio di 250 chilometri quadrati, grande due volte questo, si era staccato dallo stesso ghiacciaio. Il processo di formazione dei ghiacciai, noto come “calving”, ovvero “forma di ablazione dovuta al distacco di blocchi di ghiaccio ai margini di un ghiacciaio”, è un processo naturale, che procede a scadenze periodiche e che colpisce tutte le montagne di ghiaccio che terminano nell’oceano. Gli scienziati iniziano a porsi sempre più domande, in particolare riguardo l’area in questione, il nord della Groenlandia: evoluzione naturale o surriscaldamento planetario?

Gli scienziati ultimamente hanno perfezionato gli studi sulle calotte di ghiaccio della Groenlandia, sostenendo che le stesse si stanno decisamente diluendo per via del surriscaldamento delle temperature. Alcuni esperti sono sorpresi per i grandi cambiamenti che sono avvenuti nel ghiacciaio Petermann negli ultimi anni. “Non siamo al collasso del ghiacciaio, ma sicuramente di fronte a un evento significativo” ha comunicato ufficialmente Eric Rignot della Nasa. Alcuni altri osservatori ed esperti si sono spinti oltre “È una cosa drammatica e preoccupante” ha spiegato il professore di scienze oceaniche Andreas Muenchow dell’Università di Delaware ad Associated Press “Abbiamo dati da 150 anni e stiamo osservando ora cambiamenti che non si sono mai visti prima, i ghiacciai della Groenlandia stanno cambiando rapidamente aspetto, si stanno riducendo anche di volume”. L’aumento delle temperature atmosferiche della regione, che dal 1987 sono aumentate di 2,5 gradi, non è da considerarsi la causa principale del distacco, in quanto “l’80% di queste fratture ha origine dal fondo dell’oceano”, afferma Muenchow. Sembra che il distaccamento non avrà un impatto sui livelli del mare, anche se i blocchi di ghiaccio potrebbero risultare pericolosi per l’area di Newfoundland in Canada, per le imbarcazioni e per la navigazione, secondo quanto riporta il Canadian Ice Service.

Sono dunque sempre più le immagini che riceviamo riguardo i vasti movimenti del ghiaccio lungo i Poli terrestri: si tratta di un segno drammatico il fatto che si modifichino sempre più frequentemente? Questi iceberg che galleggiano liberamente nell’oceano si stanno susseguendo a centinaia in Groenlandia ogni anno, dal più piccolo e insignificante pezzetto di ghiaccio ad enormi blocchi, come quest’ultimo. Questo blocco di recente formazione misura 120 chilometri quadrati, circa la metà rispetto a quello che si era staccato dallo stesso ghiacciaio nel 2010. Un altro ghiacciaio in fase di rottura è il Pine Island, in Antartide, che presenta già una crepa lunga 30 chilometri, il cui blocco di ghiaccio galleggiante sarà di gran lunga molto più grande di questo, pari a fino 800 chilometri quadrati.

In realtà questo processo è in atto da milioni di anni, ancora prima che noi uomini ci trovassimo qui a scattare fotografie dai satelliti. La questione è se la frequenza di questi avvenimenti stia cambiando e perché. Al di là di preoccupazioni, fatti e ipotesi ragionate, la verità è che non è facile dare delle risposte precise a riguardo. La stabilità degli strati di ghiaccio in entrambi i Poli terrestri dipende da molti fattori: temperature atmosferiche, temperature della superficie delle acque, grado di formazione della calotta di ghiaccio, tra gli altri. Un fatto certo è che i margini del ghiacciaio Petermann si sono ritirati ora fino a un punto che non si era mai visto prima, almeno non negli ultimi 150 anni. Un altro dato di fatto è che la Groenlandia sta avendo, negli ultimi vent’anni, un innalzamento medio delle temperature di gran lunga superiore alla media del Pianeta, con la conseguenza che le perdite di massa del ghiaccio sono sempre più frequenti. Tutto questo ha portato al fatto che i livelli della calotta Artica siano tra i più bassi mai registrati sino ad ora.

Da qui in avanti si possono fare solo ipotesi ragionate. Come resta un’ipotesi da verificare il fatto che tali preoccupanti perdite di massa stiano avvenendo soprattutto a nord. “Fino ad oggi non si erano mai visti segnali così forti nella parte nord della Groenlandia, il ghiacciaio Petermann si trova proprio al limite nord delle formazioni di ghiaccio”, ha detto il professore Jonathan Bamber, direttore del Glaciology Centre dell’Università di Bristol, alla BBC  “è troppo presto per dire che si tratta dell’inizio di un aumento della perdita di massa dal nord della Groenlandia, ma sicuramente non sono buone notizie, è ancora difficile dare delle risposte”. Per ora, studiosi e scienziati dei ghiacci sono poco inclini a fare delle connessioni esplicite tra la formazione degli iceberg e i cambiamenti climatici, materia di futuri dibattiti e preoccupazioni. “Certo non bisogna essere degli scienziati arguti per rendersi conto che in un mondo sempre più caldo il ghiaccio si scioglie, quindi non è sorprendente che la Groenlandia si stia adeguando a questo andamento”, ha concluso Bamber.

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