Una questione interessante, dibattuta a lungo dai linguisti, è il dubbio, sorto da qualche tempo, se il clima e la geografia possano, in qualche modo, influenzare il linguaggio.
La sfida, raccolta da un gruppo di studiosi, è stata quella di andare alla ricerca dei fattori climatici che possano causano qualche cambiamento nella emissione dei suoni.
Per trovare un rapporto tra il clima e l’evoluzione del linguaggio, si ha necessità di scoprire un’associazione tra l’ambiente e i suoni vocali che sia valida in ogni parte del mondo e sia presente nelle varie lingue.
E questo è esattamente quello che ha fatto il gruppo di ricercatori guidato da Caleb Everett, linguista dell’Università di Miami (UM), partendo dal presupposto che molte lingue del mondo usano il tono o l’intonazione per dare significato alle parole usate.
In Linguistica, il ‘tono’ è caratterizzato dalla variazione in altezza del suono di una sillaba, mentre l’‘intonazione’ si riferisce ad un intero enunciato.
Nella lingua italiana – e in genere in tutte le lingue europee, con la sola eccezione dello svedese e del norvegese, non è ‘distintiva’ l’altezza del tono, mentre lo è la variazione dell’intonazione.
Nella scrittura, l’intonazione viene espressa con il punto interrogativo e con il punto esclamativo.
Nella lingua parlata, una domanda può essere espressa con una variazione di intonazione, così come si può esprimere un comando o un senso di meraviglia, una semplice constatazione.
La frase ‘Bevi un caffè’, può essere una domanda, se seguita da un punto interrogativo; un ordine o un senso di stupore, se seguita da un punto esclamativo; una semplice constatazione, se seguita solo da un punto.
La stessa frase, nell’espressione vocale, avrà tre diverse ‘curve melodiche’, corrispondenti ad altrettante variazioni di intonazione. La prima, interrogativa, viene definita una curva melodica ascendente; la seconda, esclamativa, è chiamata ‘discendente’; la terza, piana.
Ora, i suoni che poi si traducono in parole, vengono emessi attraverso la laringe, ossia il condotto, situato all’interno del collo, tra la trachea e la faringe, che permette il passaggio dell’aria e quindi la fonazione per mezzo delle vibrazioni delle corde vocali. Durante il passaggio dell’aria nell’espirazione, l’attività dei muscoli laringei permette alle corde vocali di tendersi o rilassarsi, cioè emettere i suoni che costituiscono il parlato.
Everett e i suoi collaboratori hanno scoperto una maggiore probabilità che le lingue con toni complessi, con tre o più toni di contrasto del suono, si trovino nelle regioni umide del mondo, mentre le lingue con tono semplice sono più frequenti nelle regioni asciutte, sia che si tratti di zone fredde o deserti aridi.
“A mio avviso, cambia la nostra comprensione di come si evolvono le lingue”, afferma Everett, che è docente presso il Dipartimento di Antropologia presso il College of Arts and Sciences della UM e ideatore del progetto di studio. “Questo non implica che le lingue vengano determinate dal clima, ma che il clima, sul lungo periodo, è uno dei fattori che contribuisce alla formazione di una lingua”.
“Più in generale, questo suggerisce un altro modo inconsapevole con cui gli esseri umani si sono adattati ad ambienti molto diversi e difficili”, continua Everett.
Una spiegazione, supportata da numerosi dati sperimentali discussi nello studio, è che l’inalazione di aria secca provoca disidratazione laringea e diminuisce l’elasticità delle corde vocali. Probabilmente è più difficile raggiungere toni complessi in climi aridi – in particolare quelli molto freddi – in confronto a climi più caldi e più umidi.
I risultati dello studio sono pubblicati sugli Atti della National Academy of Sciences e forniscono ampie prove che i sistemi uditivi delle lingue umane sono adattativi e possono essere influenzati dal clima.
Le conclusioni sono supportate da dati relativi a più della metà delle lingue del mondo e dalla ricerca sperimentale sulle proprietà della laringe umana che influenzano la tonalità.
Il team ha esaminato più di 3700 lingue e ha trovato 629 lingue con toni complessi. La maggior parte è stata trovata nelle regioni tropicali, in tutta l’Africa e nel Sud-Est asiatico, ma anche in alcune regioni umide del Nord America, Amazzonia e Nuova Guinea.