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Misurate dallo spazio le perdite di ghiaccio di Groenlandia e Antartide in 16 anni

Scritto da Leonardo Debbia il 17.06.2020

Utilizzando i più avanzati strumenti laser per l’osservazione della Terra che la NASA abbia mai usato nello spazio, gli scienziati hanno effettuato misurazioni precise e dettagliate di come e di quanto è cambiato lo spessore delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide nel corso di 16 anni a seguito del riscaldamento globale.

L’articolo relativo è stato pubblicato sulla rivista Science.

I risultati ottenuti forniscono un quadro generale dei cambiamenti subìti dalle coperture glaciali, dimostrando definitivamente che i modesti aumenti di ghiaccio nell’Antartide orientale non hanno compensato le cospicue perdite di ghiaccio verificatesi nell’Antartide occidentale.

Gli scienziati hanno calcolato che la perdita netta di ghiaccio del continente antartico, sommata a quella della calotta glaciale della Groenlandia, sia responsabile di un innalzamento marino globale pari a un centimetro e mezzo in 16 anni.

Iceberg staccati dalla calotta glaciale della Groenlandia

Iceberg staccati dalla calotta glaciale della Groenlandia

I risultati provengono dall’ Ice Cloud and Land Elevation Satellite 2 (ICESat-2) della NASA, il satellite lanciato nel 2018 per effettuare misurazioni globali dettagliate dell’altitudine delle regioni ghiacciate della Terra.

Confrontando i dati recenti con le misurazioni rilevate nel periodo 2003- 2009 dal precedente satellite ICESat, i ricercatori hanno ricostruito uno scenario completo della complessità del cambiamento della calotta glaciale, cercando di capire quale sarà il futuro della Groenlandia e dell’Antartide.

Lo studio ha scoperto che la calotta glaciale della Groenlandia ha perso una media di 200 miliardi di tonnellate (o gigatoni) di ghiaccio all’anno, contro i 118 miliardi di tonnellate annui della calotta glaciale antartica.

Si calcola che un gigatone di ghiaccio sia sufficiente a riempire 400mila piscine olimpioniche o, in alternativa, a coprire con una coltre di ghiaccio spessa più di 300 metri il Central Park di New York, raggiungendo l’altezza del grattacielo Chrysler Bulding, 317 metri.

La strumentazione di ICESat-2 consiste di un altimetro-laser che invia verso la superficie terrestre 10mila impulsi di luce al secondo, che ritornano al satellite in un miliardesimo di secondo. La frequenza dello strumento consente una fitta mappa di misurazione della calotta glaciale e la sua alta precisione consente di determinare l’abbassamento delle calotte di ghiaccio.

Gli studiosi hanno riprodotto le precedenti misurazioni di ICESat e le hanno incrociate con le tracce delle nuove misurazioni di ICESat-2, rilevando i dati da decine di milioni di siti in cui i due set si intersecavano. In questo modo hanno potuto rilevare la variazione in altezza della copertura ghiacciata e, per arrivare a quantificare la perdita, hanno dovuto sviluppare un nuovo modello per convertire il cambiamento di volume in cambiamento di massa.

In Antartide, le misurazioni hanno mostrato che la calotta, in alcune aree all’interno del continente, sta diventando più spessa a causa dell’aumento delle nevicate. Ma la perdita di ghiaccio ai margini del continente, specialmente nella parte occidentale e nella Penisola antartica supera qualsiasi aumento dell’interno del continente.

Questo lo si deve al riscaldamento dell’oceano.

Il glaciologo Ben Smith, dell’Università di Washington, co-autore dello studio, ha affermato che in Groenlandia si è verificata una significativa riduzione dell’assottigliamento dei ghiacciai costieri.

I ghiacciai Kangerdulgssuaq e Jacobshavn si sono abbassati di 4-6 metri all’anno e hanno perduto, complessivamente, 22 miliardi di tonnellate di ghiaccio.

Le temperature estive più calde hanno favorito lo scioglimento del ghiaccio dalla superficie dei ghiacciai e delle calotte glaciali e in alcuni bacini l’acqua dell’oceano, più calda, scioglie le fronti dei ghiacciai.

Il nuovo studio evidenzia la risposta delle calotte glaciali ai cambiamenti climatici con dettagli senza precedenti, rivelando indizi sul perchè e sul modo in cui stanno reagendo”, dichiara Alex Gardner, glaciologo del Jet Propulsion Laboratory della NASA, in California meridionale, co-autore della pubblicazione su Science.

Lo studio ha anche esaminato le cosiddette piattaforme di ghiaccio – le masse di ghiaccio galleggianti situate all’estremità a valle dei ghiacciai. Queste piattaforme, che si alzano e si abbassano con le maree, risultano difficoltose da misurare, afferma Helen Amanda Fricker, glaciologa della Scripps Institution of Oceanography presso l’Università della California, S.Diego e co-autrice dello studio. La maggior parte di esse non ha una superficie liscia e pianeggiante, ma altezze variabili, con frequenti crepacci e creste. Comunque, la precisione e l’alta risoluzione del laser di ICESat-2 consentono ai ricercatori di misurare i cambiamenti medi globali anche di queste porzioni del ghiacciaio.

Questa è una delle prime volte in cui i ricercatori hanno usato l’altimetria laser per misurare la perdita delle piattaforme di ghiaccio galleggianti intorno all’Antartide assieme alla perdita della calotta glaciale del continente, e hanno scoperto che queste piattaforme si stanno riducendo di massa in Antartide occidentale, dove si trovano anche molti dei ghiacciai più veloci del continente.

I ghiacciai Thwaites e Crosson mostrano che queste loro propaggini presentano uno spessore medio di circa 5 e 3 metri di ghiaccio all’anno, rispettivamente.

Il ghiaccio che si scioglie da queste piattaforme, tuttavia, non influenza l’aumento del livello del mare, poiché sta già fluttuando sull’acqua – come accade, ad esempio, ad un cubetto di ghiaccio in una tazza piena d’acqua, che quando si scioglie non fa traboccare il bicchiere.

Le piattaforme di ghiaccio tuttavia conferiscono stabilità ai ghiacciai e alle calotte glaciali che premono dietro di esse.

Sono come contrafforti architettonici che reggono una cattedrale”, spiega la Fricker. “Le piattaforme di ghiaccio trattengono la calotta glaciale e, quando si riduce il loro spessore, si riduce anche la loro spinta di contenimento, dando modo al ghiacciaio sulla terra di avanzare più velocemente”.

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