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Preoccupante accelerazione della fusione del ghiaccio in Antartide

Scritto da Leonardo Debbia il 05.04.2015

Un nuovo studio, condotto dai ricercatori della Scripps Institution of Oceanography presso la

Università della California, San Diego (UC), ha rivelato che in Antartide lo spessore di alcune porzioni delle piattaforme di ghiaccio galleggiante che orlano le coste del continente è diminuito di ben il 18 per cento nel corso di due decenni, fornendo quindi nuove informazioni sui modi in cui la calotta glaciale sta rispondendo ai cambiamenti climatici.

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Schematizzazione di una piattaforma glaciale antartica in cui si visualizzano i processi che provocano le variazioni del volume di ghiaccio misurate dai satelliti. I ghiacciai alimentano il ghiaccio sull’oceano, finchè il fronte si frammenta in tanti iceberg e l’acqua più calda rifluisce al di sotto della massa ghiacciata. (crediti: Helen Amanda Fricker, Scripps Istitution of Oceanograpghy, UC San Diego)

Le piattaforme di ghiaccio galleggiante si formano per lo scivolamento in mare dei vasti tavolati continentali e si propagano dalle coste del continente, spingendosi sulla superficie dell’oceano con spessori considerevoli, anche di 2000 metri.

I dati, provenienti da due decenni di missioni satellitari, mostrano che il calo del volume di questo ghiaccio sta accelerando sulle coste occidentali, secondo uno studio sostenuto dalla NASA e pubblicato il 26 marzo scorso sulla rivista Science.

Il ricercatore Fernando Paolo, la glaciologa Helen Amanda Fricker e l’oceanografa Laurie Padman, della Earth and Space Research (Istituto no-profit di ricerca oceanografica) hanno ricostruito un nuovo modello ad alta risoluzione dello spessore delle piattaforme di ghiaccio sulla base delle misurazioni eseguite dai radar altimetrici delle missioni satellitari facenti capo all’Agenzia Spaziale Europea nel periodo 1994-2012.

Esaminando i dati delle missioni, i ricercatori hanno individuato variazioni di spessore del ghiaccio che hanno avuto luogo nel corso di più di un decennio.

E’ stato osservato che le piattaforme glaciali che si estendono nell’Antartico occidentale avevano comunque continuato a perdere ghiaccio per tutto il periodo di osservazione, ma con un rapido aumento della fusione negli ultimi dieci anni, passando da una perdita annua di 25 chilometri cubi di ghiaccio tra il 1998 e il 2003 ad una perdita di 310 chilometri cubi tra il 2003 e il 2012, mentre, sempre dal 2003, il temporaneo aumento del volume di ghiaccio nell’Est Antartico era cessato.

Alcune calotte si erano ridotte quindi del 18 per cento del loro volume nel decennio 1994-2012.

“Il diciotto per cento in 18 anni è davvero un cambiamento sostanziale”, dichiara Paolo. “Nel complesso, mostra che non solo il volume di ghiaccio totale del continente è in netto calo, ma si osserva anche una accelerazione del ghiaccio marino negli ultimi dieci anni”.

Mentre lo scioglimento delle piattaforme di ghiaccio non contribuisce direttamente all’innalzamento del livello del mare, i ricercatori indicano altresì un importante effetto indiretto.

“Le piattaforme di ghiaccio si spingono sul mare facendo confluire ghiaccio dalla terra, ma se queste si assottigliano, il fronte del ghiaccio continentale viene esposto all’azione distruttiva di onde e correnti marine che continuano a sciogliere ulteriore ghiaccio. Questo fenomeno è per noi fonte di preoccupazione”, ha detto Fricker.

Secondo gli attuali tassi di assottigliamento, infatti, i ricercatori stimano che le calotte di ghiaccio che trattengono il settore instabile dell’Antartide occidentale potrebbero perdere la metà del loro volume entro i prossimi 200 anni.

Non si tratta di una previsione a breve termine, ma il fenomeno induce ugualmente a non sottovalutare gli effetti del riscaldamento climatico.

Fricker ha assicurato che gli studi futuri si concentreranno sulle cause delle variazioni di volume delle calotte di ghiaccio, compresi i fattori concomitanti dell’atmosfera e dell’oceano.

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