Secondo un nuovo studio della NASA, il clima della Terra probabilmente continuerà a riscaldarsi nel corso di questo secolo, in confronto alle stime dei periodi precedenti, nonostante il recente rallentamento riscontrato nel tasso di riscaldamento globale.
Il risultato di questa ricerca emerge da un nuovo e più dettagliato calcolo della sensibilità del clima terrestre rispetto ai fattori che causano il cambiamento, come le emissioni di gas serra.
Drew Shindell, climatologo presso il Goddard Institute della NASA for Space Studies di New York, ritiene probabile che la Terra possa subire un riscaldamento maggiore di circa il 20 per cento in più rispetto alle stime basate sulle temperature della superficie nel corso degli ultimi 150 anni.
L’opinione di Shindell, viene riportata dalla rivista Nature Climate Change.
Le proiezioni del futuro riscaldamento della Terra dovrebbero essere più in linea con le stime precedenti, che tenevano conto dei gas a effetto serra
(crediti: NASA SVS / NASA center for Climate Simulation)
Dal 1951 le temperature globali sono aumentate ad un tasso di 0,12°C per decennio. Ma dal 1998, il tasso di riscaldamento è sceso a 0,05°C per decennio, anche se l’anidride carbonica atmosferica ha mantenuto un ritmo di crescita simile ai decenni precedenti.
E l’anidride carbonica è il gas più rilevante della produzione umana.
Alcune recenti ricerche sugli effetti del riscaldamento sul lungo termine, nel valutare questa diminuzione, suggeriscono che la Terra potrebbe essere in realtà meno sensibile agli aumenti dei gas serra di quanto si sia ritenuto finora e questo sembrerebbe anche essere il parere dell’IPCC.
Per quantificare meglio il cambiamento climatico, i ricercatori calcolano quella che viene definita la ‘risposta transitoria del clima terrestre’. Questo calcolo determina la variazione delle temperature globali con un aumento dell’anidride carbonica dell’1 per cento all’anno, fin quando la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera sarà pari al doppio dell’attuale.
Le stime dei valori di questa ‘risposta transitoria’ del clima variano tra 1,4°C di una recente ricerca ed 1°C stimato dall’IPCC.
La stima di Shindell propone invece una ‘risposta transitoria’ di almeno 1,7°C; e comunque improbabile che sia inferiore a 1,3°C.
Shindell punta il dito soprattutto contro le particelle di aerosol, particolarmente concentrate nell’emisfero settentrionale, prodotte sia da eventi naturali, quali il vulcanesimo, gli incendi e gli spruzzi delle mareggiate, sia prodotti artificialmente, come residui di gas di scarico industriali, automobilistici e inquinanti, tutti di produzione antropica.
E’ pur vero che alcuni di questi aerosol provocano riscaldamento e altri raffreddamento, ma vanno comunque considerati nel calcolo delle variazioni delle temperature.
Prima della ricerca di Shindell, le stime del cambiamento climatico transitorio non includevano gli effetti degli aerosol atmosferici.
Se le stime del riscaldamento vengono corrette calcolando anche gli effetti da raffreddamento di alcuni aerosol, si giunge a stimare il probabile riscaldamento in linea con le stime precedenti, nonostante la diminuzione tuttora in atto.
Uno dei motivi per cui si ha un’influenza sproporzionata dell’emisfero settentrionale per quanto riguarda l’impatto degli aerosol sul clima è che la maggior parte viene rilasciata dalle regioni più industrializzate a nord dell’equatore, oltre al fatto che le masse continentali sono molto più ampie al nord rispetto al sud.
“Il confronto con l’IPCC ha portato a notevoli discussioni sulla sensibilità climatica di questo momento per il futuro del nostro pianeta”, dice Shindell. “La conclusione è stata che il limite inferiore del ‘range’ di riscaldamento previsto era minore di quanto si ritenesse prima.
“Eppure, personalmente, continuavo a pensare che l’emisfero settentrionale avesse un effetto sproporzionato e che alcuni inquinanti non erano distribuiti equamente. Ma, in fondo, questo non contava. Volevo solo quantificare la loro collocazione” ha concluso il ricercatore