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Contabilizzare la natura, cosa significa? Intervista all’ecologo Riccardo Santolini

Scritto da Federica di Leonardo il 13.12.2013

Durante la conferenza “La natura d’Italia” che si è tenuta a Roma l’11 e il 12 dicembre scorsi abbiamo intervistato l’ecologo Riccardo Santolini, professore presso l’Università di Urbino. 

La conferenza voluta dal Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha tenuto al centro l’idea di una nuova economia verde, che possa essere di rilancio per affrontare la crisi economica del nostro paese. Ma cosa intendiamo quando affermiamo che non si può fare economia senza natura? Cosa vuol dire veramente inserire la natura nel nostro modello economico e cosa intendiamo con la parola “green economy”?

Autore: M. Torello

Autore: M. Torello

Domanda: Professor Santolini, il presupposto di questa conferenza è che il vecchio modello economico è in crisi. Perché lo vogliamo sostituire con uno che tenga in considerazione la natura?

Riccardo Santolini: Sinteticamente l’economia classica si basa sul rapporto tra Capitale e Lavoro in cui il capitale è formato da diversi capitali (sociale, economico, costruito dall’uomo). Quando il capitale economico va in crisi, come in questo momento, ci si rifà sul capitale sociale. Questo circolo vizioso e determinato dal fatto che si considerano le risorse ambientali (il Capitale Naturale) come illimitate; invece le risorse vanno in crisi, va in crisi il capitale economico e chi ne fa le spese sono i cittadini a cui vengono aumentate le tasse. Infatti in questa rete di rapporti, non è preso in considerazione l’ambiente (Capitale Naturale) nel quale gli elementi della rete sono inseriti e che produce funzioni e risorse senza le quali il sistema non funziona, che hanno un valore ed un peso economico.

In questo dobbiamo poi prendere in considerazione la questione dei tempi: il consumo delle risorse avviene in tempi velocissimi, i tempi del capitale naturale invece sono molto lunghi. Questi tempi naturali, però, ci assicurano delle risorse che sono fondamentali nel senso del riscontro che hanno sul nostro benessere (Servizi Ecosistemici). Una buona parte dei SE generalmente provengono dalle aree protette.

Queste funzioni/Servizi ecosistemici dovrebbero essere riconosciute ai territori che le producono e le mantengono da quei territori invece che le consumano                           

D: Perché quando si parla di beni e servizi ecosistemici si distingue fra valore e prezzo?

R.S.: Il prezzo è legato ad un mercato, ad un valore diretto del bene:  per un bosco sono ad esempio il legname, i tartufi, i prodotti del sottobosco ecc. ;il valore invece è legato ad una serie di fattori che sono determinati in primis dal valore indiretto del bene (es. bosco) cioè da tutte quelle funzioni che il bosco naturalmente esplica ( il nostro bosco assorbe l’anidride carbonica, trattiene acqua, trattiene il suolo, depura l’acqua ecc.) e che sono di interesse PUBBLICO cioè bene comune. Ora queste funzioni possono essere stimate economicamente per cui posso calcolare qual è il valore della funzione ecologica pubblica del bosco.  Queste sono funzioni critiche che possiamo scegliere di eliminare per molti anni degradando progressivamente un’area (uso diretto della risorsa: taglio raso o tagli non sostenibili) oppure posso scegliere di privilegiare un uso pubblico adottando metodi di silvicoltura sostenibili in modo da non   intaccare il suo valore indiretto e quindi la sua funzione ecologica che è un bene pubblico. Se venisse riconosciuto il valore economico di quelle funzioni una opzione potrebbe essere quella di non devo fare altro che cercare di mantenere quel bosco senza intaccare la funzione che ne determina il valore. Oltre a questi valori ci sono tutta una serie di funzioni che sono quelle edoniche e spirituali, di esistenza che sono legate all’identità di quel paesaggio che ne aumentano il valore.

Ambienti d'acqua. Casse alle foci del Po

Ambienti d’acqua. Casse alle foci del Po

D:Come si fa a quantificare una funzione in termini economici?

R.S.: Il progetto Life Making Good Natura offre un primo approccio metodologico alla valutazione dei servizi ecosistemici e il mio gruppo di ricerca ne ha valutato il peso economico in Italia ma ormai è ricca la bibliografia di valutazione economica delle funzioni ecologiche degli ecosistemi utili all’uomo. Ad esempio abbiamo calcolato quanta anidride carbonica assorbe un bosco, quanta acqua e quanto suolo trattiene,come mantiene l’acqua pulita. Poi abbiamo valutato quanto ci costerebbe se quel bosco non ci fosse in relazione a queste funzioni. Quello è il valore del bosco, il bosco ci fa risparmiare quei soldi, quindi ha quel valore.

D: Ma alla fine, quando questo valore viene contabilizzato,   chi paga chi?

R.S.: Il PES (Payment for ecosystem services) è una struttura volontaria. Dovrebbero essere le istituzioni, il Pubblico, a riconoscere questo valore e quindi a inserirlo nei propri bilanci. A New York, ad esempio, i cittadini pagano il valore della propria acqua potabile e lo riconoscono a chi la produce. La gran parte dell’acqua potabile ad esempio nel nostro paese viene prodotta dalle aree protette ed è spiacevole sviluppare azioni di conservazione della risorsa e pagare ciò che si produce spesso gratuitamente.   Fintanto che il pubblico non riconoscerà, contabilizzandolo, il valore di questi servizi saremo sempre in un’empasse economico-ambientale, senza riconoscere il valore del capitale naturale ed in balia del PIL.

D.: Un aspetto che mi pare sia emerso in questa conferenza  è che il termine Green economy si può declinare in tanti modi. Esiste un modo corretto?

R.S.: La green economy può essere definita tale solo se teniamo in considerazione tutto quello che abbiamo detto finora, e cioè che le mie azioni devono servire per mantenere le funzioni ecologiche e devono essere economicamente funzionali, sono azioni che mantengono e potenziano le funzionalità di un sistema. La green economy può indicare una miriade di cose. Il problema emerge se si continua a lavorare con i vecchi concetti economici, e faccio un esempio: l’eolico è energia rinnovabile….ma non è certo green economy se si alterano profondamente le funzioni di un sistema ambientale che produce altri servizi ecosistemici a vantaggio di pochi e a scapito di molti dal momento che è acclarato che in Italia non c’è un vento economicamente sufficiente ed è vantaggioso per pochi esclusivamente a causa degli incentivi. E poi pone problemi sul paesaggio su cui ha un notevolissimo impatto ambientale perchè si devono creare delle infrastrutture dedicate per non parlare dell’impatto sull’avifauna migratrice. Il concetto da tenere presente è quello di mantenere le funzioni naturali degli ecosistemi, che sono fondamentali e irrinunciabili per il nostro benessere.

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