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Conservazione in Abruzzo: quanto vale il confine di un area protetta?

Il caso del Parco Regionale Sirente Velino è occasione di riflessione in un momento in cui sulle aree protette sono in corso dibattiti sul valore e il tipo di sviluppo che le aree protette possono veicolare

Scritto da Federica di Leonardo il 10.01.2013

Alla fine del 2011 il Parco Regionale Sirente Velino, con una delibera del Consiglio Regionale, ha modificato i propri confini, annettendo nuove aree ed escludendone una nel territorio del comune di Aielli, in provincia di L’Aquila. Quest’area, di alta valenza ambientale, oggetto insieme con aree limitrofe di diversi finanziamenti europei ottenuti dal Parco Sirente Velino per la conservazione di specie protette, è stata oggetto a metà novembre di quest’anno di una vera e propria mattanza da parte di cacciatori. Il Corpo Forestale dello Stato ha fermato sei dei cacciatori che avevano alcuni cinghiali abbattuti: sono stati multati per soli 50 euro. La caccia in quei giorni è stata giudicata talmente sconsiderata che la stessa istituzione dei cacciatori responsabili per la zona (Ambito Territoriale di Caccia, ATC), ha decretato la settimana successiva il silenzio venatorio. Abbiamo inoltre appreso che per variare il confine del parco non è stata fatta nessuna valutazione tecnico-scientifica, notizia confermata dall’Ufficio Parchi della Regione Abruzzo, dall’assessore alla Pianificazione, tutela e valorizzazione del territorio e Protezione civile della Regione Abruzzo, Gianfranco Giuliante e dal biologo del Parco.

Valle Majelama

Foto: Maria di Gregorio

Un confine è una linea immateriale. Il confine di un’area protetta può avere diversi significati per chi lo guarda: per alcuni può essere la porta ad un santuario che va rispettato perchè è una voce etica ad imporlo, per altri è la linea che demarca un’area deputata alla conservazione della natura, perchè tutelare l’ambiente è necessario per tutelare la vita su questo pianeta, per altri il confine di un’area protetta è un fastidioso limite per un certo tipo di sviluppo.

Con una legge regionale, pur annettendo i territori di altri due paesi, il consiglio della Regione Abruzzo ha deliberato l’esclusione di circa 80 ettari di territorio di altissimo valore naturalistico dall’unico parco regionale di quello che viene definito ancora il polmone verde d’Europa. Come confermato da tutte le parti in causa, non è stata necessaria, per legge, nessuna valutazione scientifica per decidere l’esclusione dell’area. 

Le motivazioni. Secondo l’allora commissario Patrizio Schiazza, raggiunto da Gaianews.it, le motivazioni della richiesta addotte dal Comune di Aielli riguardano una più semplice fruizione dei pascoli da parte di alcuni allevatori. Secondo il Sindaco di Aielli, Benedetto Di Censo, l’esclusione dell’area dal Parco, era necessaria per la costruzione di ricoveri in legno per gli animali domestici. 

Il Direttore del Parco, Oremo Di Nino, ha dichiarato però a Gaianews.it, che c’era la possibilità che i ripari per gli animali potessero essere costruiti anche all’interno del Parco. Per Di Nino, in ogni caso, il Parco Regionale Sirente Velino è un Parco che è “nato dal basso”, un “parco democratico” e pertanto le istanze delle popolazioni locali vanno rispettate. 

Per l’assessore alla Pianificazione, tutela e valorizzazione del territorio e Protezione civile della Regione Abruzzo, Gianfranco Giuliante, non è una questione di conservazione, ma una questione di leggi. La legge consente che le comunità del parco regionale si autodeterminino.  

Ma cosa succederebbe se domani tutti i comuni chiedessero di uscire dal Parco? Esiste un limite alla riperimetrazione? Quanto si possono ‘ritagliare’ i confini di un parco? E che cosa c’è da proteggere in questa particolare area protetta?

Foto: Gino Delle Noci

Foto: Gino Delle Noci

Parco Regionale Sirente Velino. L’area è stata oggetto di diversi progetti LIFE, cioè quelli finanziati dall’Unione Europea per la salvaguardia di flora e fauna. Diverse le specie protette che sono presenti: aquila reale, grifoni, orso bruno marsicano, oltre a lanario, gufo reale, coturnice, gracchio corallino, corvo imperiale, lupo e lepre italica. E’ chiaro che se si dichiara un territorio come appartenente ad un’area protetta e si investono centinaia di migliaia di euro perchè alcune specie rare possano tornare ad abitarla, può anche capitare che l’aquila e il grifone tornino a nidificarvi e che un’orso decida di stabilirvi la sua tana, magari una femmina di orso con i suoi piccoli.

Qual è dunque la valenza di queste azioni se dopo poco tempo si agisce in senso contrario? E se il maggiore disturbo constringesse gli animali a tornare indietro che valenza avrebbero avuto i finanziamenti europei?

L’episodio sembrerebbe travalicare le questioni animaliste e non è neanche puramente ambientalista, in quanto sembra emergere evidente la contraddizione di un parco che recepisce finanziamenti europei per poi variare i propri confini senza nessuna valutazione. Se, come obietta qualcuno, per proteggere le specie in direttiva europea sono state identificate delle aree apposite (Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale ) allora qual è l’utilità dei parchi?

La mattanza. Il 14 novembre scorso sono stati i cittadini di Aielli a essere svegliati dalla fucileria dei cacciatori e a chiamare i forestali del comando di Celano.  Quando sono arrivati sul posto i forestali hanno intercettato sei cacciatori che avevano con loro alcuni cinghiali abbattuti. Questi cacciatori, probabilmente solo una parte di coloro che erano stati attivi in quei giorni, sono stati multati solo perchè non erano stati assegnati a quella zona, in quanto l’Ambito Territoriale di Caccia la zona non l’aveva assegnata a nessuno, perchè non era stato avvisato della riperimetrazione. I cacciatori sono stati multati per 50 euro a testa.

Dopo l’episodio è stato lo stesso ATC, riconoscendo la valenza ambientale del posto, e riconoscendo che in quei giorni si era svolta una caccia sconsiderata, a decretare il silenzio venatorio.

Un parco a fisarmonica. Ma sul parco Sirente Velino ci sono altre mire di riperimetrazione sempre volte ad agevolare un certo tipo di sviluppo, che con un’area protetta sembra avere poco a che fare. I locali infatti  chiedono che una parte dei Piani di Pezza, luogo incantato, corridoio importante per moltissime specie protette, venga estromessa dal Parco per agevolare la realizzazione di un comprensorio sciistico, voluto e appoggiato, tra gli altri, dall’onorevole Gianni Letta. Senza entrare nel merito del fatto che ormai i progetti sugli sport invernali in Appennino centrale sono dei progetti “suicidi” – vista la cronica mancanza di neve a causa dei cambiamenti climatici -, è da notare che ci sono altri finanziamenti europei per la conservazione che riguardano lo stesso Parco in questo periodo, come la reintroduzione del Camoscio appennico.

Il caso del Parco Regionale Sirente Velino è occasione di riflessione in un momento in cui sulle aree protette sono in corso dibattiti sul valore e il tipo di sviluppo che le aree protette stesse possono veicolare. 

 

 

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  • nicola rapino scrive:

    Come si fa ad essere cosi’ ottusi da non capire che il turismo naturalistico puo’ essere una grande risorsa per il ns Abruzzo??