E’ stata scoperta una nuova specie di alghe nelle barriere coralline del Golfo Persico, che aiuta i coralli a sopravvivere a temperature dell’acqua di mare superiori ai 36 gradi centigradi; temperature che, altrove, ucciderebbero i coralli.
I ricercatori dell’Università di Southampton; Regno Unito, e della New York University Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, hanno identificato queste alghe simbiotiche nei coralli delle coste vicine ad Abu Dhabi, sulla barriera corallina situata nell’habitat più caldo del mondo.
I risultati dello studio sono stati resi noti dalla rivista Scientific Reports.
Come noto da tempo, la simbiosi tra alcune alghe unicellulari, soprattutto appartenenti alla famiglia delle Zooxanthellae, e i polipi del corallo provoca quel fenomeno distruttivo delle barriere coralline noto come ‘sbiancamento dei coralli’.
“Abbiamo scoperto che i metodi molecolari comunemente applicati non hanno dato una risposta soddisfacente per distinguere i simbionti dominanti nel Golfo da quelli presenti negli oceani di tutto il mondo”, spiega il prof. Jorg Wiedenmann, docente di Oceanografia biologica e responsabile del Laboratorio del Coral Reef presso l’Università di Southampton. “Tuttavia, una volta adottati approcci biologici molecolari alternativi, abbiamo riscontrato una marcata differenza di reazione al variare della temperatura da parte di un’alga chiaramente più incline all’adattamento. Abbiamo chiamato questa nuova specie Symbiodinium thermophilum, in riferimento alla sua capacità di sopravvivere a temperature insolitamente elevate”.
Le barriere coralline sono costituite da molte specie di coralli, la maggior parte delle quali vivono in rapporto simbiotico, reciprocamente vantaggioso, con microscopiche alghe ospiti nel loro tessuto. Queste alghe simbionti producono zuccheri che contribuiscono all’alimentazione del corallo in cambio di un rifugio e di nutrienti che sono vitali per la crescita delle stesse alghe.
Tuttavia, l’associazione simbiotica è sensibile ai cambiamenti delle condizioni ambientali, in particolare agli aumenti di temperatura dell’acqua di mare.
Lo stress da calore provoca l’abbandono delle alghe da parte del corallo ospitante e questo può tradursi in un processo spesso fatale, conosciutissimo come ‘sbiancamento dei coralli’, come accennato sopra.
“Riuscire a comprendere come i coralli riescano a sopravvivere alle temperature estreme del Golfo ci fornirà importanti informazioni sulla capacità della barriera corallina di gestire lo stress termico che minaccia la sua sopravvivenza negli oceani che stanno riscaldandosi in risposta ai cambiamenti climatici”, spiega ancora Wiedenmann.
“Abbiamo monitorato la partner simbiotica per più stagioni, onde garantirci che questa associazione fosse realmente stabile attraverso una serie di condizioni termiche differenti”, commenta il prof. John Burt, della New York University Abu Dhabi. “Possiamo confermare che questo nuovo tipo di alga, tra le diverse specie di corallo presenti sulle coste di Abu Dhabi, è il simbionte prevalente durante tutto l’anno”, aggiunge.
“Constatare che i coralli abbiano più modi di quanti ne avessimo immaginato finora per adattarsi a condizioni ambientali stressanti, fa ben sperare per il loro futuro”, commenta Wiedenmann. “Tuttavia, non è solo il calore a danneggiare le barriere coralline. L’inquinamento e l’arricchimento di nutrienti, la pesca eccessiva e lo sviluppo costiero rappresentano le minacce più gravi per la loro sopravvivenza. Solo riuscendo a fronteggiare queste tre diverse forme di stress, potremo avere coralli in grado di adeguarsi al cambiamento climatico”, conclude lo studioso.