Gaianews

Giovani pesci e coralli respinti dagli habitat danneggiati

Scritto da Elisa Corbi il 25.08.2014

Un team di scienziati americani ha dimostrato che le barriere coralline danneggiate emettono segnali chimici che respingono giovani coralli e pesci a stabilirsi in questi habitat degradati. Lo studio dimostra per la prima volta che le larve di corallo percepiscono, attraverso l’odore, la differenza tra barriere sane e malate quando decidono dove insediarsi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science.

Ricercatori del King’s College di Londra hanno scoperto come i coralli producono sostanze anti UV naturali . Questa immagine è stata presa in una spedizione lungo la Grande Barriera Corallina per raccogliere campioni per l'analisi. Crediti: Australian Institute for Marine Science e King's College London

Grande Barriera Corallina. Crediti: Australian Institute for Marine Science e King’s College London

Le barriere coralline sono in calo in tutto il pianeta. La pesca eccessiva è una delle cause di questo collasso  poiché riduce i pesci erbivori che ripuliscono da alghe e germogli. Infatti, una volta che le alghe si impadroniscono di una scogliera la crescita dei coralli è soffocata e raramente se ne stabiliscono nuovi.

Lo studio mostra come  i segnali chimici provenienti dalle alghe respingono i giovani coralli da quella zona e che anche i pesci non sono  attratti dall’odore emanato dalle scogliere danneggiate. I risultati suggeriscono inoltre che la designazione di aree marine protette potrebbe non essere sufficiente per aiutare questi banchi perché i segnali chimici continuano a scacciare pesci e coralli per molto tempo.

“Se si sta impostando un’area marina protetta per seminare il reclutamento di un habitat degradato, questo non può accadere se  pesci e coralli non  riconoscono la zona  come habitat”, ha detto Danielle Dixson, docente alla School of Biology  presso il Georgia Institute of Technology di Atlanta, e primo autore dello studio.

La ricerca ha esaminato tre aree marine nelle Fiji che avevano zone di pesca adiacenti. Il Paese ha istituito zone di divieto di pesca per proteggere i suoi habitat sani e  per permettere alle barriere danneggiate di recuperare nel corso del tempo.

I coralli e  i pesci sono stati respinti dai segnali chimici provenienti da scogliere invase da alghe, e attratti da stimoli provenienti da zone coralline in cui la pesca era vietata. Lo studio per la prima volta ha testato nelle larve di corallo un metodo che è stato utilizzato precedentemente per testare i pesci.

I ricercatori hanno messo l’acqua di habitat sani e degradati in un canale artificiale che ha permesso di scegliere ai pesci di nuotare in una corrente di acqua o nell’altra. Hanno testato le preferenze di 20 pesci  da 15 specie diverse scoprendo che, indipendentemente dalla  famiglia o gruppo trofico, ciascuna delle 15 specie ha mostrato fino a otto volte una maggiore preferenza per l’acqua di aree sane. In seguito hanno testato larve di corallo da tre specie diverse e hanno scoperto che essi preferivano l’acqua di un habitat sano cinque-a-uno.

Il lavoro futuro dunque comporterà la rimozione di appezzamenti di alghe dalle barriere danneggiate e lo studio di come affrontare il recupero di queste aree.

Una quantità minima di intervento al momento giusto e nel posto giusto potrebbe essere l’inizio per la rinascita delle scogliere sovrasfruttate, spiega il dottor Hay. E questo potrebbe riportare i pesci a mangiare le alghe intorno ai coralli.

“Ciò significa che dobbiamo gestire queste barriere coralline in modo da aiutarle a rimuovere le alghe  e quindi contribuire a promuovere la crescita dei coralli”, conclude Hay.

© RIPRODUZIONE RISERVATA