Il riscaldamento globale ha effetti su tutti gli ecosistemi. Gli scienziati della University of Wisconsin-Madison hanno studiato gli effetti su piante e animali dell’oscillazione delle temperature laddove la coltre nevosa, in inverno, diventa rifugio alle temperature rigide e alle intemperie invernali. Insetti, piante, anfibi, trovano rifugio sotto il manto nevoso, in quello strato chiamato “subnivium” finora poco studiato dagli scienziati, che però sembra essere fondamentale per la sopravvivenza di molte specie. Oscillazioni nella temperatura mettono seriamente in difficoltà queste specie che non hanno strumenti per adattarsi ai cambiamenti repentini.
Nella ricerca pubblicata su Frontiers in Ecology and the Environment,gli scienziati spieganoc he il suibnivium è rifugio per i più disparati essere viventi, dai microbi agli orsi che vi trovano una temperatura più mite, un’umidità costante e l’assenza di vento.
“Sotto quel manto omogeneo di neve si trova un rifugio incredibilmente stabile dove la stragrande maggioranza degli organismi sopravvivono per tutto l’inverno”, spiega Jonathan Pauli, un professore dell’Università del Wisconsin e autore dell’articolo . “La neve trattiene il calore radiante del suolo, le piante riescono ad avviare la fotosintesi, e l’ambiente diventa un rifugio per insetti, rettili, anfibi e molti altri organismi.”
Dal 1970, la copertura nevosa nell’emisfero settentrionale – la parte del mondo che comprende le aree innevate più grandi della terra – si è ridotto di ben 3,2 milioni chilometri quadrati durante i mesi critici primaverili di marzo e aprile. Il momento di massima copertura nevosa si è spostato da febbraio a gennaio e la fusione da febbraio a gennaio lo scioglimento primaverile ha subito un’accelerazione di quasi due settimane, secondo Pauli e i suoi colleghi, Benjamin Zuckerberg e Warren Porter della stessa Università del Winsconsin e John P. Whiteman dell’Università del Wyoming a Laramie .
“L’ecologia del Wisconsin e del Nord Midwest sta cambiando in inverno “, spiega Zuckerberg,”C’è preoccupazione che questi ecosistemi invernali possano cambiare radicalmente nei prossimi anni.”
Un cambiamento nel subnivium, così come accadrebbe in qualsiasi altro ecosistema, sarebbe devastante per la maggior parte delle specie. Infatti soprattutto con l’oscillazione degli anfibi, rettili e insetti possono essere portati ad uscire fuori dal riparo troppo presto rimanendo poi sorpresi dal freddo improvviso. E la flessione nelle popolazioni di insetti può avere i suoi effetti sulla disponibilità di cibo degli uccelli migratori.
“Ci sono delle soglie oltre le quali alcuni organismi semplicemente non saranno in grado di sopravvivere”, spiega Pauli. “Il subnivium fornisce un ambiente stabile, ma è anche estremamente delicato. Una volta che la neve si scioglie, le cose possono cambiare radicalmente.”
Ad esempio, le piante esposte direttamente al freddo e a cicli di gelo-disgelo più frequenti possono subire danni ai tessuti sia sotto che sopra la terra, con conseguente incremento della mortalità delle piante, ritardando la fioritura e la riduzione della biomassa. Arvicole e toporagni, due animali che prosperano nelle reti di gallerie della subnivium,non solo prederebbero il loro rifugio, ma avrebbero anche maggiori richieste metaboliche per far fronte all’esposizione alle intemperie.
I maggiori effetti sul subnivium, secondo Zuckerberg, si verificheranno ai margini della criosfera terrestre della Terra e per le specie che hanno minori capacità di adattamento.
La nicchia del subnivium è stata poco studiata, am chi opera in quei particolari territori secondo gli esperti dovrebbe avere un particolare riguardo nel monitoraggio delle specie che dipendono dal rifugio rappesentato da quello strato nevoso.
“Il manto nevoso è sempre più corto, più sottile e meno prevedibile”, spiega Pauli. “Stiamo assistendo a una tendenza. Il subnivium è in ritirata.”