«Le foreste forniscono cibo, beni e servizi essenziali per la sopravvivenza e il benessere di tutta l’umanità. Questi benefici si basano tutti sulla salvaguardia del ricco bagaglio di diversità genetica delle foreste, che è sempre più a rischio. Questo rapporto rappresenta un passo importante nella costruzione d’informazioni e conoscenze necessarie per una migliore conservazione e gestione sostenibile di queste preziose risorse del pianeta».
A parlare il Vice Direttore generale della FAO per il dipartimento forestale, Eduardo Rojas – Briales in occasione della pubblicazione del rapporto FAO HYPERLINK “http://www.fao.org/3/a-i3825e.pdf” \t “_blank” The State of the World’s Forest Genetic Resources.
Non bisogna dimenticare, infatti, che quattro miliardi di ettari, il 31% del totale della superficie terrestre cioè, è coperto da foreste, che rappresentano l’habitat sia per l’uomo, garantendone le risorse alimentari (1,6 miliardi di persone, di cui più di 2.000 culture indigene, dipendono dalle esse per la loro sussistenza) sia per l’80% delle specie animali e vegetali.
Oltre a ciò svolgono un ruolo fondamentale per la stabilità climatica e ambientale del pianeta in quanto sono tra i principali serbatoi di carbonio del pianeta, con circa 289 gigatonnellate (Gt) di carbonio immagazzinate. Il contributo inoltre apportato dalle foreste e dagli alberi in termini di incremento della sicurezza alimentare e di riduzione della povertà è legato anche alla disponibilità di una ricca diversità di specie arboree. Una ricca biodiversità delle risorse genetiche forestali si profila imprescindibile per arricchire la produttività e il valore nutrizionale degli alimenti prodotti: verdure a foglia verde, miele, frutta, semi, noci, radici, tuberi e funghi sono solo alcuni esempi. Con ricadute per i coltivatori di qualità e quantità delle produzioni. La diversità genetica risulta essenziale anche per garantire la capacità di adattamento delle foreste alle mutevoli condizioni ambientali, comprese quelli derivanti dal cambiamento climatico, e di rafforzare la loro resilienza ai parassiti e alle malattie.
«La conservazione delle risorse genetiche forestali – spiega José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO – è quanto mai attuale, soprattutto in un momento in cui il mondo sta sempre più confrontandosi con le sfide derivanti dall’incremento della popolazione umana, dalle modifiche di uso del suolo e dai cambiamenti climatici. Queste pressioni sommate agli aumenti dovuti all’uso insostenibile, agli incendi, ai parassiti e alle malattie, come documentato nella relazione 2013 dell’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico), stanno causando perdite di copertura forestale e di biodiversità forestale.
La mancanza di informazioni limita la capacità di molti paesi e della comunità internazionale di sviluppare adeguati strumenti di politica per affrontare i problemi o di integrare nella gestione delle risorse genetiche delle foreste in politiche settoriali trasversali. Questo primo rapporto sullo stato delle risorse genetiche forestali del mondo rappresenta una pietra miliare nella costruzione della base di informazioni e conoscenze necessarie per intervenire a livello nazionale, regionale e internazionale».
Proprio per questo non stupisce l’invito della FAO ad agire per incrementare la raccolta di dati e le azioni urgenti tese ad una gestione più efficiente delle foreste e delle loro risorse, e per assicurare alle popolazioni rurali dipendenti da esse per la propria sussistenza di poter continuare a farlo ancora.
I dati diffusi oggi nel rapporto dovrebbero far riflettere sull’esigenza e sull’urgenza di politiche tese a promuovere la salvaguardia e la gestione sostenibile di un patrimonio, quello forestale, sempre più sotto pressione.
Il rapporto prende in esame 8.000 specie di alberi, arbusti, palme e bambù, tra le più utilizzate dagli esseri umani, sebbene il numero complessivo stimato di specie arboree esistenti nel mondo sia tra 80.000 e 100.000 specie. Di questi, solamente il 3%, vale a dire circa 2.400 esemplari vengono gestiti attivamente e solo 700 specie (cioè meno dell’1%) sono state attivamente migliorate attraverso programmi di selezione, produzione e coltivazione, adattandosi alle nuove condizioni dei siti dove vengono piantate.
Secondo il rapporto, inoltre, la metà delle specie forestali regolarmente utilizzate sono minacciate dalla conversione a pascoli e terreni agricoli, dallo sfruttamento eccessivo e dall’impatto del cambiamento climatico.
Si stima che ogni anno in dieci anni (fra il 2000 e il 2010) siano stati convertiti ad altro uso o andati perduti per cause naturali circa 13 milioni di ettari di foreste, con una perdita annuale netta di circa 5,2 milioni di ettari l’anno, pari a un’area grande quanto la Costarica.
«I dati provenienti da 86 paesi – ha dichiarato Linda Collette, Segretaria della Commissione FAO sulle Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura (CGRFA) – illustrano con chiarezza che una scarsa consapevolezza dell’importanza delle risorse genetiche forestali nel migliorare la produzione forestale e valorizzare gli ecosistemi spesso si traduce in politiche nazionali parziali, inefficaci o inesistenti. All’incirca solo il 3% delle specie arboree del mondo vengono gestite attivamente. I governi devono agire e attuare il Piano d’azione globale per le risorse genetiche forestali, la FAO e la sua Commissione sono pronti a guidare, sostenere e assistere i paesi nella conservazione e nell’uso sostenibile delle risorse genetiche forestali».
Fra tre settimane, i paesi del mondo si riuniranno presso la FAO per discutere di questi problemi nel corso della riunione semestrale della HYPERLINK “http://www.fao.org/cofi/en/” \t “_blank” Commissione dell’Organizzazione sulle foreste (23-27 giugno 2014).