I soldi non crescono sugli alberi. O forse sì? La natura non è un ostacolo alla crescita. La sua tutela è una condizione imprescindibile per lo sviluppo economico e gli obiettivi ambientali devono essere ridimensionati per promuovere uno sviluppo sostenibile.
Tony Juniper è un consulente in materia di sostenibilità e ambiente sia delle imprese internazionali, che come membro fondatore del gruppo Robertsbridge. Presiede la campagna 10:10 sul cambiamento climatico e Action for Renewables. E’ il direttore della rivista Green ed è autore di diversi libri.Il suo ultimo lavoro è intitolato What has nature ever done for us? ed è pubblicato da Profile Books. Dagli avvoltoi indiani alle api cinesi, la natura fornisce “servizi naturali”: dal miracolo del riciclaggio che avviene nel suolo all’esercito di predatori che ci liberano dai parassiti indesiderati; dall’abbondanza di vita capace di creare un essenziale cifrario genetico alle industrie farmaceutiche e molto altro ancora. E’ stato stimato che tutto questo rappresenta un valore di 50.000 miliardi di dollari all’anno per l’economia mondiale – non molto al di sotto del PIL totale di 63 miliardi di dollari. Ma spesso tendiamo a dare tutto per scontato pensando che tutto sia libero e senza limiti. Almeno fino a quando improvvisamente queste risorse si spengono. Questo è un libro pieno di storie di forte impatto, interviste con esperti, esperienze personali dell’autore e varie fonti documentarie, contenenti sia fattori d’allarme (come nel racconto degli avvoltoi indiani, sterminati da farmaci somministrati al bestiame, e le drammatiche conseguenze a livello sanitario) che segnali positivi (come gli uccelli che proteggono i raccolti di frutta, le barriere coralline che salvaguardano le coste dalle tempeste e le foreste pluviali, capaci di assorbire miliardi di tonnellate di carbonio liberato dalle automobili e dalle centrali elettriche). Leggere libro di Tony Juniper potrebbe cambiare completamente il modo di pensare di ciascuno di noi e di considerare la vita, il nostro pianeta e l’economia globale.
Uno dei più grandi equivoci del nostro tempo è l’idea che in qualche modo si debba scegliere tra lo sviluppo economico e la salvaguardia della natura. Il 100% dell’ attività economica dipende dai servizi e dai vantaggi offerti dalla natura. Da qualche tempo, e nell’ultimo decennio in particolare, i ricercatori hanno studiato la dipendenza dei sistemi economici da quelli ecologici, giungendo a conclusioni sorprendenti.
Molte decisioni e politiche orientate a promuovere l’attività economica degradano i servizi forniti dalla natura, provocando un’enorme perdita di valore, anche in termini economici.
Alcuni esempi. Mentre i paesi ricchi e industrializzati concentrano la propria attenzione su soluzioni tecnologiche per ridurre le emissioni da combustibili fossili, non vi è alcuna chiara volontà politica, così come nessun sistema di incentivi da parte dei governi, finalizzato alla riduzione del tasso di deforestazione, una delle principali cause del riscaldamento a livello globale. La fauna selvatica dei boschi ha un valore enorme – circa il 50% del mercato farmaceutico degli Stai Uniti ($ 640bn) si basa sulla diversità genetica di specie selvatiche. Tra le altre cose, la fauna selvatica aiuta a controllare i parassiti e le malattie. La perdita degli avvoltoi in India, è costata $34bn, principalmente a causa dei costi sostenuti dal servizio sanitario pubblico (sono aumentate, ad esempio, le infezioni da rabbia).
Ma non è solo la diversità genetica della fauna selvatica ad apportare benefici economici. Gli ecosistemi marini stanno generando un enorme vantaggio economico. Il valore del PIL che deriva dagli stock ittici marini e connesso alle industrie associate, ammonta a circa $274bn all’anno – e potrebbe valere altri 50 miliardi di dollari, se gli stock ittici fossero gestiti in modo più intelligente.
I servizi forniti dall’ambiente marino possono supportare una parte considerevole del PIL dei singoli paesi. Il World Resources Institute e il WWF hanno rilevato che almeno un quarto del PIL di un paese come il Belize dipende dalla presenza della barriera corallina e dalle foreste costiere di mangrovie.
Uno studio condotto dall’istituto di ricerca ambientale Trucost stima che il degrado della natura stia già costando all’economia globale circa 6.6tn di dollari l’anno (11% del PIL mondiale) e si potrebbe arrivare a 28tn entro il 2050. Il raggiungimento degli obiettivi globali volti a scongiurare l’estinzione di massa delle specie, costerebbe circa $76bn all’anno – ovvero lo 0,12% del PIL mondiale annuo – secondo le stime di uno studio di un gruppo di ambientalisti.
Così, mentre continuano a raccontarci che la natura è un freno allo sviluppo e un ostacolo alla crescita, la realtà si rivela essere esattamente l’opposto. Prendersi cura della natura è una condizione imprescindibile per lo sviluppo economico. Alcune aziende leader (come Nestlé e Unilever) sembrano averlo capito e stanno modificando le proprie strategie. Alcuni paesi, tra cui la Guyana e il Costa Rica, hanno posto i sistemi naturali alla base della propria ricchezza, e stanno agendo di conseguenza per proteggerli. Sostenere la natura non è (solo) salvaguardare l’ambiente, ma anche incentivare e far crescere l’economia del pianeta.
Più a lungo si continuerà a ignorare il fondamentale ruolo svolto dai sistemi naturali, a costruire castelli economici su fondamenta di sabbia e a saccheggiare la natura, maggiori saranno i costi che ricadranno sulle generazioni future: i nostri figli e nipoti ne pagheranno le amare conseguenze.
Gli economisti e i pianificatori economici tendono a considerare e a vedere la natura come un serbatoio di risorse naturali e, al tempo stesso, una discarica per i rifiuti. Siamo tuttavia giunti ad un punto in cui dobbiamo renderci conto che la natura è essenzialmente un fornitore di servizi preziosi, una fonte di ispirazione e soprattutto il nostro più grande alleato per quanto riguarda la salvaguardia dei bisogni umani primari, e che la ricerca si basa non solo su una grande quantità di scienza ecologica, ma anche su una quantità enorme di elementi di natura economica. I governi si sono mobilitati rapidamente (ricordiamo i pacchetti di stimolo del valore di oltre $ 3TN) in risposta alla recente crisi finanziaria ed economica, ma continuano a dedicare sforzi insufficienti e risorse residuali li per la protezione delle attività connesse alla natura. Oggi più che mai serve una notevole iniezione di volontà politica.
Fonte: http://www.guardian.co.uk/environment/blog/2013/jan/09/economy-nature?CMP=EMCENVEML1631