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Plastisfera: detriti di plastica negli oceani come oasi di microbi pericolosi

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 25.02.2014

Circa un anno fa gli scienziati cominciarono ad usare il termine plastisfera riferendosi ai detriti di plastica che galleggiano o affondano nei nostri oceani e nei nostri laghi e fiumi.  La nuova parola sta ad indicare che questo nuovo oggetto non è entrato negli ecosistemi senza interferire. Questo in parte era già noto: molte sono le ricerche che stanno dimostrando come i millimetrici pezzi di plastica vengono ingeriti dagli animali acquatici, influendo sul loro sistema endocrino e immunitario e risalendo la catena alimentare. Ma oggi la plastisfera è stata studiata da un gruppo di scienziati statunitensi per capire quale attività svolgono i microbi che vivono su questo “mare di plastica”. La ricerca sarà presentata all’Ocean Sciences Meeting 2014.

isola plastica

I detriti di plastica fungono da vere e proprie zattere sulle quali i microbi possono proliferare e spostarsi in modi che prima non erano possibili, incidendo così in una maniera nuova sulla vita degli ecosistemi.

Secondo gli scienziati sarebbero almeno 1000 i microbi che vivono su queste isole di plastica e che potrebbero rappresentare una minaccia per gli organismi più grandi: fra queste minacce la trasmissione di patologie che senza i detriti non avrebbero avuto una tale diffusione.

I batteri si riproducono sulle loro zattere di plastica in modo da essere rilevabili in pochi minuti e alcuni di essi, dicono gli scienziati, preferiscono certi tipi di plastica ad altri. Inoltre gli scienziati stanno indagando come questi microbi si modificano quando vengono ingeriti dai pesci.

La ricerca , spiegano gli scienziati, potrebbe essere utile a capire meglio quanto e in che modo questi batteri costituiscono una minaccia per gli ecosistemi e per gli organismi che in essi vivono. Le informazioni risultanti  dai dati emersi dalle ricerche, inoltre, potrebbero  contribuire a ridurre l’impatto dell’inquinamento da plastica nel mare, se i produttori accettassero, ad esempio, di produrre materie plastiche che si degradano in maniera migliore.

Plastica nei mari

“Uno dei vantaggi di conoscere la plastisfera e come interagisce con le comunità in generale, è che possiamo essere in grado di informare gli scienziati sulle caratteristiche dei materiali e su come renderli migliori e, se dovessero finire in mare, trovare il modo che abbiano il minor impatto possibile”, ha detto Tracy Mincer, scienziato della Woods Hole Oceanographic Institution a Woods Hole, Massacchussets, che ha scoperto la plastisfera lo scorso anno insieme a Linda Amaral – Zettler del Marine Biological Laboratory ( MBL ) e Erik Zettler della SEA  Education Association.

Gli scienziati hanno anche scoperto come i microbi colonizzano la plastica e come interagiscano con gli altri organismi marini.  Inoltre le molteplici comunità agiscono in maniera diversa in luoghi diversi.

La ricerca potrebbe inoltre essere utile per capire l’età della plastica e l’attività che ne consegue: come si spezza in mare e se e quando affonda.

Per gli scienziati la plastisfera ha quindi inevitabilmente un ruolo negli oceani e gli scienziati sono ora impegnati a definirlo il meglio possibile per limitarne i danni.

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