Sono oltre 100 mila gli esemplari di tartarughe marine che ogni anno muoiono nei nostri mari. A lanciare l’allarme è il CTS, il Centro Turistico Studentesco, che individua nelle catture accidentali, nel traffico nautico, nell’inquinamento e nella scomparsa di siti per la nidificazione le maggiori minacce.
Di questi, indubbiamente quello che gioca un ruolo predominante è rappresentato dalle catture accidentali dovute all’attività di pesca: nel Mediterraneo, infatti, ogni anno si verificano oltre 130.000 catture da palangari pelagici (circa 57000) e demersali (circa 13000), reti a strascico (circa 40000) e da posta (circa 23000), con oltre 50000 possibili casi di decesso. In realtà i numeri salgono incredibilmente se si prendono in considerazione tutte le tipologie di imbarcazioni: circa 200 mila catture e di100 mila decessi è una stima più vicina a quella che dovrebbe essere la realtà. A conti fatti sono solo 7 dei 21 Paesi mediterranei i responsabili della maggior percentuale (83%) delle catture accidentali (bycatch), con il triste primato assegnato alla flotta italiana (18% del totale delle catture).
Quella con i palangari (la pesca al pesce spada) è un tipo di pesca maggiormente impattante sulla popolazione di tartarughe marine nel Mediterraneo, particolarmente nelle aree del Canale di Sicilia, del Mar Ionio e dell’Adriatico meridionale. Questo fenomeno, chiamato, che si concentra prevalentemente nella stagione estiva, fa delle vere e proprie stragi, perché gli esemplari catturati accidentalmente e rigettati in mare come scarto, molto spesso non riescono a sopravvivere. Segue la pesca a strascico, in termini di impatto sulla popolazione di tartarughe marine, che subiscono oltre ai danni fisici dovuti al contatto l’attrezzo, anche quelli derivati dal tempo di permanenza sott’acqua, che può provocare il rischio di annegamento. La pesca con reti da posta e i tramagli una mortalità diretta dal 50 al 100%.
Ma la pesca non costituisce l’unica minaccia per le tartarughe del Mediterraneo. Il traffico nautico che si sviluppa nel Mare Nostrum è impressionante: ogni anno vi transita un quinto del trasporto mondiale di petrolio, circa 360 milioni di tonnellate, per un totale di circa 1 milione di tonnellate di idrocarburi provenienti da varie fonti (sversamenti intenzionali e accidentali, fonti endogene, apporto dai fiumi, ecc.). Ma non solo. Le circa 600 città italiane affacciate sul mare, i numerosi porti turistici e commerciali da un lato aumentano l’inquinamento e dall’altro riducono notevolmente i siti idonei alla nidificazione: in Italia si registrano ogni anno mediamente3-5 nidificazioni nelle Isole Pelagie (Linosa e Lampedusa) e lungo la costa ionica della Provincia di Reggio Calabria.
«La situazione delle tartarughe marine nel Mediterraneo è allarmante e preoccupante. Sono anni che la nostra associazione è impegnata su questo fronte e anche se qualcosa è stato fatto, tanto altro resta ancora da fare. Il nostro appello è rivolto principalmente alle istituzioni,in primis alle Regioni e al Ministero dell’Ambiente al quale chiediamo di sostenere le attività dei numerosi Centri di Recupero Tartarughe Marine che operano lungo le coste italiane intervenendo con personale specializzato per soccorrere animali in difficoltà che dopo cure veterinarie, che in molti casi possono durare mesi, vengono restituite al mare. Un lavoro prezioso, costante e oneroso che nella maggior parte dei casi ricade sulle spalle delle associazioni che gestiscono questi “mini ospedali” che ogni anno permettono di salvare centinaia di tartarughe marine. Tutto questo grazie anche all’importante aiuto che arriva dai pescatori e dai cittadini che sono stati sensibilizzati alla conservazione delle tartarughe e tutela della biodiversità marina. Ci auguriamo che il nostro appello venga raccolto e si traduca presto in un sostegno concreto». Con queste parole il Vice Presidente Nazionale di CTS, Stefano Di Marco, saluta il Tarta Day la giornata nazionale dedicata alla tartaruga marina che si celebrerà il prossimo 4 agosto, il cui fulcro sarà la liberazione di alcune tartarughe in mare, che hanno ricevuto assistenza. All’evento prenderà parte anche il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che lo scorso 5 giugno in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente ha adottato la tartaruga Rughetta, liberata dagli operatori del Centro Recupero CTS di Brancaleone (RC), che in pochi giorni ha percorso già più di 1500 chilometri, documentati in diretta da un satellitare applicato sul carapace dell’esemplare.”