Una nuova ricerca dell’ Università dell’Indiana e della Università del Wyoming mostra che gli esseri umani, a differenza di altre specie sulla Terra, imparano facilmente a gettare oggetti attraverso lunghe distanze. Questa ricerca suggerisce anche che questo unico tratto evolutivo è collegato strettamente con lo sviluppo del linguaggio in un modo fondamentale per la nostra stessa esistenza.
Lo studio, pubblicato il 14 gennaio sulla rivista “Evolution and Human Behavior”, suggerisce che l’illusione ben consolidata che lega la dimensione di un oggetto col suo peso – ossia che tra due oggetti di peso uguale, quello più grande ci sembra sia più leggero – è qualcosa di più di un fatto curioso o interessante, ma bensì un precursore necessario per la capacità degli esseri umani di imparare a lanciare – e a lanciare lontano.
Proprio come i bambini inconsapevolmente hanno distorsioni percettive uditive che li aiutano a prepararsi per lo sviluppo del linguaggio, i ricercatori affermano che l’illusione dimensioni-peso aiuti i bambini a imparare a tirare. Dà loro un vantaggio involontariamente, aiutandoli a scegliere un oggetto di dimensioni e peso più efficaci per il lancio.
“Oggigiorno celebriamo le nostre abilità uniche in natura lanciando, per esempio, sui campi di calcio o di baseball o di basket, ma queste abilità sono in gran parte ciò che ci ha fatto avere successo come specie”, ha detto Geoffrey Bingham, professore nel Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze. “Non è stato solo il linguaggio. Fu il linguaggio insieme con il lancio di oggetti che ha portato alla sopravvivenza dell’Homo Sapiens e ora stiamo iniziando a capire meglio come tali capacità vengano rapidamente acquisite dai membri della nostra specie.”
Perché saper lanciare è così importante dal punto di vista evolutivo? Bingham ha detto che l’Homo Sapiens ha avuto così tanto successo come specie a causa di tre fattori: l’organizzazione sociale e la cooperazione, la lingua, che è correlato al primo fattore, e la capacità di lanciare a lunga distanza. Questo trio ha permesso all’Homo sapiens di “superare tutti i potenziali concorrenti”, dice Bingham. E ci ha portato attraverso le ere glaciali, perché l’Homo Sapiens ha potuto cacciare l’unica principale fonte di cibo a disposizione, come i grandi mammut o i bradipi giganti.
Bingham e Qin Zhu, autore principale dello studio e assistente professore all’ Università Wyoming, hanno considerato il lancio di oggetti e la lingua insieme, perché entrambi richiedono tempi molto ben coordinati e abilità motorie, che sono facilitate da due strutture del cervello sviluppate in modo univoco – la corteccia parietale posteriore e il cervelletto.
“L’idea qui è che il nostro linguaggio e le capacità di lancio sono arrivate insieme”, dice Bingham, direttore del laboratorio di percezione dell’Università dell’Indiana. Il linguaggio è speciale e noi lo acquisiamo molto rapidamente quando siamo giovani. Recenti teorie e prove scientifiche suggeriscono che le distorsioni percettive inducono lo sviluppo della percezione uditiva, così da permetterci di entrare in sintonia con le relative unità acustiche della voce. Il nostro lavoro sull’illusione dimensioni-peso sta ora suggerendo che una tendenza simile si riscontra nella percezione dell’oggetto, che corrisponde alla volontà umana di acquisire competenze di lancio”.
Bingham e Zhu, che ha completato il suo dottorato presso il Dipartimento di Scienze Motorie dell’Università dell’Indiana, hanno messo la loro teoria alla prova, reclutando 12 uomini e donne adulti per effettuare vari test relativi alla percezione, all’illusione dimensioni-peso e alle abilità di lancio.
Un altro modo per accorgersi dell’illusione dimensioni-peso è che, per renderci conto che due oggetti di dimensione diversa hanno anche un diverso peso, quello più grande deve essere significativamente più pesante dell’altro. I risultati dello studio dimostrano che i lanciatori usano l’illusione della pesantezza per selezionare gli oggetti che si possono lanciare più lontano possibile. Questo, dice Bingham, suggerisce che il fenomeno non è in realtà un’illusione, ma invece una “percezione molto utile e precisa.”
L’uomo di Neanderthal, che ha convissuto con l’Homo sapiens fino a 30-50.000 anni fa, mancava di una più sviluppata corteccia parietale posteriore nel cervelletto.
“Queste strutture cerebrali sono state recentemente indicate come la principale causa che avrebbe reso diversi l’Homo sapiens e gli Uomini di Neanderthal”, dice Bingham. “E’ possibile che questo sia ciò che ci ha permesso di superare gli uomini di Neanderthal.”