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Maschi di ominidi in Sudafrica erano sedentari. Rimessa in discussione la causa del bipedismo

Scritto da Giulia Chiarenza il 04.06.2011

AustralopithecusI maschi di due specie di ominidi che vagavano nella savana sudafricana oltre un milione di anni fa erano dei pantofolai, soprattutto se comparati alle femmine che invece vagavano. Un team dell’Università del Colorado-Boulder ha infatti classificato i denti di un gruppo di ominidi estinti, gli Australopithecus africanus e i Paranthropus robustus provenienti da due caverne adiacenti in Sud Africa, e, come riferisce la professoressa Sandi Copeland che ha guidato la ricerca, si è scoperto che oltre la metà delle dentature femminili provenivano da fuori l’area locale. Al contrario, solo il dieci per cento dei denti maschili provenivano da una località differente, facendo ipotizzare quindi che i maschi erano molto più propensi a vivere nella stessa area.

“Uno dei nostri obiettivi era quello di scoprire qualcosa di nuovo sulle abitudini dei primi ominidi” sostiene la Copeland, che è anche affiliata al Max Plank Institute for Evolutionary Anthropology di Leipzig, in Germania. “Adesso abbiamo un dato certo sulle abitudini dei primi ominidi, e pare che le femmine tendessero ad allontanarsi dai loro gruppi di origine.”

Il risultato di questo nuovo studio è stato sorprendente, secondo Copeland: “Avevamo dato per scontato che la maggior parte degli ominidi provenisse da altre aree poiché generalmente si pensa che l’evoluzione del bipedismo sia in parte avvenuta per permettere ai soggetti di intraprendere lunghi spostamenti. Tuttavia, le distanze così brevi intraprese dagli ominidi maschi potrebbero rivelare che l’evoluzione del bipedismo sia avvenuta per altre ragioni.”

Il team ha adoperato un metodo all’avanguardia, conosciuto come “ laser ablation”, che ha permesso di analizzare lo smalto dei denti degli individui per misurare gli isotopi di stronzio, in modo da identificare le specifiche aree dell’ambiente in cui vivevano i primi ominidi. Lo stronzio è un elemento che ricorre in natura, si trova nelle rocce e nel terreno e viene assorbito dalle piante e dagli animali.

Poiché delle tracce specifiche di stronzio sono legate a specifici substrati geologici, – come granito, basalto, quarzite, arenaria e altri – queste possono essere sfruttate per rivelare le condizioni del paesaggio in cui i primi ominidi crebbero. “Gli isotopi dello stronzio sono riflesso diretto di ciò che mangiavano gli ominidi e quindi anche della geologia locale” sostiene Copeland.

Un altro studioso del team invece evidenzia come sia già difficile capire le dinamiche tra i sessi oggi e a maggior ragione quelle di oltre un milione di anni fa. “E’ risaputo che generalmente crani e denti sono delle fonti scarse di informazione, quindi la difficoltà reale di uno studio del genere consiste nel riuscire a trovare metodi per far tornare a parlare queste vecchie ossa!”

Il team ha esaminato i denti di 19 soggetti sia della specie Australopithecus africanus che della Paranthropus robustus, vissuti approssimativamente tra 2,7 e 1,7 milioni di anni fa in Africa, nelle due caverne oggetto dello studio. Entrambe le specie fanno parte degli Australopithecines, ai quali appartiene anche la celebre Lucy, il famoso fossile vissuto presumibilmente 3,2 milioni di anni fa.

Il presunto schema di dispersione femminile rintracciato nelle due specie di ominidi è simile a quello di altri ominidi moderni, ma differente dal paradigma di molti altri primati -come i gorilla ad esempio- che prevede che le femmine rimangano nel gruppo al quale appartengono dalla nascita e i maschi si spostino altrove. Ancora la professoressa Copeland: “Questo studio ci aiuta nella comprensione della struttura sociale degli antichi ominidi, poiché adesso abbiamo un’idea più chiara sulla mappatura dei loro spostamenti.”

Questo studio non solo supporta l’ipotesi che il bipedismo sia dovuto a motivi diversi dalla velocità nei lunghi spostamenti, ma indica anche che molti ominidi preferivano semplicemente vivere presso i substrati di dolomite, dove le caverne erano abbondanti. Uno studioso del team: “Non ho mai pensato a questi ominidi come precursori  cavernicoli dei ‘casalinghi’, ma questa nuova scoperta rende l’ipotesi degna di nota.”

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