In un secondo round di esperimenti tra Ginevra e il Gran Sasso i ricercatori hanno replicato il fenomeno dei neutrini leggermente più veloci della luce.
Il “risultato positivo del secondo test ci rende più fiduciosi nel risultato”, ha detto Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Italiano di Fisica Nucleare, in una dichiarazione rilasciata ieri Ferroni è uno dei 160 fisici coinvolti nella collaborazione internazionale conosciuta come OPERA che ha eseguito l’esperimento.
Mentre il secondo esperimento “è servito per dare coerenza ai primi risultati,” ha aggiunto Ferroni, “non possiamo mettere la parola fine alla vicenda, che potrà avvenire solo dopo esperimenti indipendenti in altre parti del mondo”.
In pratica saranno necessari nuovi test su altri apparati sperimentali. C’è infatti ancora una grossa parte di fisici scettici sul fenomeno, e che pensano che il risultato reso noto in settembre sia frutto di un errore di misura.
Qualora i risultati venissero confermati, sconvolgerebbero più di un secolo della fisica moderna. Quanto meno i neutrini, delle particelle debolmente interagenti con la materia ordinaria, violerebbero la teoria della relatività di Einstein, le cui conseguenze sono state confermate in lungo e in largo durante un secolo di esperimenti e osservazioni.
Nel primo turno di esperimenti, un rivelatore di massa sepolto nella montagna del Gran Sasso, ha registrato neutrini generati presso l’acceleratore di particelle del CERN, ed ha misurato un anticipo di 60 nanosecondi rispetto alla velocità della luce.
Quando i ricercatori hanno deciso di rendere noti i risultati, ne è seguito un coro di critiche. Tra i possibili errori, alcuni hanno suggerito che i neutrini generati al CERN sono stati inviati in fasci troppo ampi per essere misurati con precisione.
Così nelle ultime settimane, il team di OPERA ha ridotto i pacchetti di neutrini in arrivo dal CERN e ha ripetuto l’esperimento. Ma tale modifica non ha cambiato la loro velocità.
“Uno degli eventuali errori sistematici è ora stato tolto di mezzo”, ha detto Jacques Martino, direttore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e delle particelle in Francia, in un comunicato.
Ora il team di OPERA sta discutendo sull’effettuazione di controlli incrociati, anche addirittura la posa di un cavo in fibra ottica tra i due siti.
Per più di un secolo, la velocità della luce è stata considerata il limite di velocità finale dell’universo. Nessun esperimento aveva visto nulla muoversi più veloce della luce, che viaggia a circa 300 mila km al secondo.
Gran parte della fisica moderna, tra cui famosa teoria di Albert Einstein della relatività , è costruita su questo limite di velocità massima.