Dall’uscita della notizia, il 22 settembre dello scorso anno, i ricercatori italiani che avevano rilevato una velocità anomala dei neutrini hanno lavorato alacremente per capire se e dove si annidava l’errore. Se fosse stata confermata, la scoperta dei neutrini super-luminari avrebbe rivoluzionato la fisica delle particelle, ma ora sembra che si sia trattato solo di un errore.
E’ solo un’indiscrezione, ma nella fisica delle particelle le voci evidentemente girano in fretta. E quindi la rivista scientifica Science ha rivelato che potrebbe essere stata trovata la causa dell’errore nella misura della velocità dei neutrini tra Ginevra e il Gran Sasso. No, non è stata l’ex ministra dell’Istruzione a velocizzare i neutrini, bensì un cavo a fibra ottica che avrebbe falsato i risultati.
La velocità della luce è una componente chiave del modello standard della fisica per oltre un secolo, un limite che Einstein ha stabilito e che nemmeno gli sfuggenti neutrini (particelle difficili da rilevare e studiare in quanto interagiscono pochissimo con le altre particelle) non possono violare, pena la caduta di un secolo di fisica e di teorie matematiche.
Edwin Cartlidge, il Science Insider di AAAS, l’editore della prestigiosa rivista Science, rivela il mistero.
“Secondo fonti vicine con l’esperimento, i 60 nanosecondi di discrepanza sembrano provenire da un cattivo collegamento tra un cavo in fibra ottica che collega il ricevitore GPS utilizzato per correggere i tempi di volo dei neutrini e una scheda elettronica in un computer”, ha detto Cartlidge.
L’esperimento OPERA stava monitorando un fascio di neutrini sparati dal CERN di Ginevra, in Svizzera, verso un rivelatore sotterraneo situato a oltre 1000 km di distanza presso i laboratori del Gran Sasso, vicino a L’Aquila. I ricercatori sono rimasti sorpresi di scoprire che i neutrini arrivavano prima del previsto, con una differenza di 60 nanosecondi rispetto alla velocità della luce.
Esperimenti ripetuti presso l’impianto hanno rivelato gli stessi risultati. Quando la notizia è stata rilasciata, i risultati sembravano solidi – almeno dal punto di vista metodologico.
Sconvolti dai propri risultati, i ricercatori di OPERA si sono offerti di dare i dati raccolti ai loro colleghi in tutto il mondo per cercare di smontare lo strano risultato.
Ma forse ora lo sforzo di ripetere il complicato esperimento, soprattutto in tempi di crisi e di tagli, potrebbe essere non più necessario.
Una volta che il cavo in fibra ottica è stato riadattato – sempre secondo la gola profonda citata da Science -, si è visto che il tempo che impiegano i dati a viaggiare attraverso di esso è esattamente 60 nanosecondi, inizialmente sottratti al tempo che i neutrini impiegavano a raggiungere l’Abruzzo.
Galeotto fu il cavo, insomma. Ma il modello standard della fisica è salvo.
Neanche quelli “molleggiati”?