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Lince a sorpresa in Appennino: intervista a Silvano Toso, esperto ISPRA

Scritto da Federica di Leonardo il 21.05.2013

Un individuo di lince è stato fotografato il 19 aprile scorso a Santa Sofia, in provincia di Forlì, nell’Appennino settentrionale.
Sebbene fossero stati diversi gli avvistamenti segnalati finora, la presenza dell’animale non era mai stata accertata. La lince è però considerata estinta nell’Italia peninsulare a partire dal XVII secolo.

lince

L’individuo adulto di lince è stato fotografato nel territorio dell’Azienda faunistico-venatoria “Sasseto Mortano”. La foto, scattata dall’Avv. Gian Raniero Paulucci di Forlì, è la prima prova certa della presenza di questo predatore in Appennino da secoli.

Gaianews.it ha intervistato il dottor Silvano Toso, dirigente dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Tutela e la Ricerca Ambientale).

Il Dottor Toso ci ha spiegato “che è molto probabile che la lince fotografata sia stata reintrodotta illegalmente o che sia frutto della riproduzione di individui reintrodotti illegalmente.
“Assai più improbabile è che si tratti di un individuo in dispersione proveniente dalla piccola popolazione delle Alpi. In effetti la distanza che l’animale avrebbe dovuto percorrere sarebbe stata molto grande, ma è un’ipotesi che non si può escludere fino a quando non potremo effettuare delle analisi genetiche”, ha spiegato l’esperto.

Cosa dire invece dell’ipotesi, secondo molti fantasiosa, della permanenza della popolazione della lince in Appennino per tutti questi decenni? Silvano Toso ha spiegato che “è davvero molto improbabile che una popolazione di lince sia rimasta vitale e non contattata per tutti questi decenni. Ma in natura, fino a prova contraria, non è possibile escludere nulla in assoluto. Pertanto prima di qualsiasi pronunciamento con carattere definitivo, sarà necessario attendere i risultati delle analisi genetiche”.

Per ora l’ISPRA sta predisponendo un monitoraggio da effettuarsi con fototrappole e sistemi per la cattura del pelo tramite sfregamento. In questo modo sarà possibile determinare la provenienza e eventualmente il numero degli individui presenti nel territorio.

Cosa si farà dopo? Silvano Toso ha spiegato che è troppo presto per dire quali saranno le azioni successive. Si può però affermare che le condizioni presenti nell’Appennino settentrionale potrebbero essere favorevoli alla specie, grazie anche alla presenza di abbondanti popolazioni di ungulati, soprattutto di caprioli, che rappresentano una parte importante della dieta della lince.

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