La bassa diversità genetica della lince iberica – il carnivoro più a rischio in Europa – non può diminuire la possibilità di sopravvivenza della specie, secondo una nuova ricerca.
L’analisi del DNA di fossili di lince iberica ha dimostrato che questa specie ha avuto una variazione genetica molto piccola nel corso degli ultimi 50 mila anni, suggerendo che per questa specie essere in piccolo numero per un lungo periodo è la ‘norma’ e non ha ostacolato la sopravvivenza di questo carnivoro. Il nuovo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Ecology.
I naturalisti hanno sempre pensato che avere una bassa diversità genetica condanna una specie nel medio-lungo periodo all’estinzione, per via dei troppi incroci e la ridotta capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali.
Una tale mancanza di diversità genetica, già osservata anche in altre specie di felini come i ghepardi africani, i leoni del cratere di Ngorongoro e la pantera della Florida, di solito è stata pensata essere il risultato di colli di bottiglia della popolazione.
Inoltre, l’effetto dell’attività umana o cambiamenti drammatici dell’ecosistema che ci sono stati alla fine dell’era glaciale con il riscaldamento dell’Olocene circa 10 mila anni fa non spiegano il fenomeno in quanto troppo recenti.
Quando i ricercatori in Spagna, Danimarca e Svezia hanno estratto il DNA dalle ossa fossili e dai denti della lince iberica in fossili che coprono un periodo da almeno 50 mila anni fa ad oggi, non hanno trovato alcuna variazione genetica. In particolare i ricercatori hanno studiato il DNA mitocondriale – una parte del genoma che di solito è molto variabile.
“In un primo momento questo risultato è stato molto sorprendente”, ha detto Ricardo Rodríguez dell’Instituto de Salud Carlos III di Madrid, autore principale dello studio. “Non è raro vedere una bassa diversità genetica nei membri vivi di una specie, ma quando si esamina il DNA fossile – in particolare da fossili vecchi ad esempio 10 mila anni – la diversità è molto più alta”.
In collaborazione con la UCL (University College London), gli scienziati sono stati in grado di dimostrare che tale assenza di variabilità si spiega da dimensioni relativamente piccole della popolazione nel lungo termine.
“Vedere così poca diversità genetica per un così lungo periodo di tempo indica che le dimensioni delle popolazioni di linci sono sempre state moderate”, ha dichiarato il professor Mark Thomas del Dipartimento di Genetica, Evoluzione e Ambiente presso UCL, co-autore dello studio. “Ma se popolazioni di piccole dimensioni possono esistere per così tanto tempo e con così poca diversità genetica, allora questo deve dirci qualcosa sulla sopravvivenza di questa e di specie simili che sono in pericolo oggi”.
La lince iberica è attualmente considerata il felino più a rischio del mondo ed è il carnivoro più minacciato in Europa. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura l’ha classificata come in pericolo critico. Pur essendo distribuito nel passato in tutta la penisola iberica, la lince oggi si trova solo in due piccole popolazioni isolate nel sud della Spagna, che insieme non contano più di 279 individui. Questa recente riduzione nelle dimensioni della popolazione è stata causata dalla distruzione degli habitat, dal declino della sua preda principale – il coniglio europeo – e dalla caccia eccessiva, anche nel recente passato.
“Ancora più importante, questi risultati mostrano che la bassa diversità genetica della lince iberica non è di per sé indice di una popolazione in crisi” ha detto il dott. Love Dalén del Museo Svedese di Storia Naturale, autore senior dello studio. “Di più, i nostri risultati possono aiutare i biologi della conservazione a valutare quanto grande deve essere la popolazione per assicurare la sopravvivenza a lungo termine, una questione che è fonte di un acceso dibattito in molti paesi, specialmente per i grandi carnivori”.
“Un chiaro messaggio del nostro studio è che la mancanza di diversità genetica in una specie a rischio non deve ostacolare gli sforzi di conservazione”, ha aggiunto la dott.ssa Cristina Valdiosera della Copenhagen University. “E’ un mito che alcune specie sono condannate dalla loro genetica. Se una specie è condannata, lo è solo a causa della mancanza di volontà di conservarla”.
Questo e’ un interessante articolo che mi era sfuggito e che raccomando al Dott Febbo Direttore del PNALM