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Ghiacciai delle Alpi in ritirata, dimezzati entro il 2050

Il riscaldamento globale, che sulle Alpi ha raggiunto un aumento della temperatura media di +1,5 °C nell’ultimo secolo, principale sospettato

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 11.10.2012

La riduzione dei ghiacciai è uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale, che sulle Alpi ha raggiunto un aumento della temperatura media di +1,5 °C nell’ultimo secolo, con un’accelerazione tale da rendere estremamente difficile quando non impossibile l’adattamento alle nuove condizioni, un problema che investe specie, risorse ma anche popolazioni umane. Le conseguenze come l’alterazione dei regimi idrologici, il rischio dissesto, la minore disponibilità d’acqua – nel lungo termine – per uso potabile, agricolo e idroelettrico, una minore attrazione turistica.

Il dossier WWF, a cui ha contribuito anche il climatologo Luca Mercalli, ricorda come dal 1850 la superficie glacializzata delle Alpi si è ridotta del 54% (passando da 4474 kmq a 2050 kmq nel 2003) e secondo il glaciologo svizzero Matthias Huss entro il 2100 sulle Alpi potrebbe rimanere appena dal 4 al 18% dell’area glaciale presente nel 2003, mentre i i ghiacciai italiani (che hanno superfici in gran parte inferiori a 1 km2, spessore medio di soli 20-30 m e localizzazione più soleggiata) potrebbero essere soggetti a una sostanziale scomparsa, specialmente sotto i 3500 m.

Le alpi innevate potrebbero essere solo un ricordo per i nostri nipoti

Attualmente più a nessun ghiacciaio alpino è attribuibile una favorevole condizione di alimentazione: dal 2003 si è avuta ovunque una forte accelerazione dei regressi, che nel 2007 riguardavano il 99% delle unità osservate, e molti piccoli ghiacciai posti a quota più bassa e su versanti molto soleggiati si sono già estinti, soprattutto sulle Alpi Marittime, sul Monviso o sulle Dolomiti.

In molti casi l’entità dei ritiri è impressionante: -170 m al ghiacciaio del Sissone (Alpi Retiche) nell’estate 2009; -105 m a quello di Goletta (Valle d’Aosta) nel 2011, e quest’anno, la seconda estate più calda dal 1850 dopo quella del 2003, a fine stagione i ghiacciai erano ovunque privi di neve e anneriti da detriti rocciosi fino a oltre 3500 m. La più lunga “ritirata” d’Italia spetta al ghiacciaio del Lys (Monte Rosa), iniziata nel 1812: dalla massima espansione della Piccola Età Glaciale qui avvenuta nel 1860, il regresso ha raggiunto oggi 1,7 km a seguito di un aumento della temperatura media di poco più di 1 °C. Mentre al Caresèr (sul Cevedale), in 44 anni si è persa una quantità di ghiaccio equivalente a uno spessore d’acqua di ben 43,8 metri.

Le Alpi sono uno dei sistemi naturali più importanti per la biodiversità europea, ma sono anche la catena montuosa più popolata e più massicciamente sfruttata al mondo: 1200 km da Nizza a Vienna in una corona di cime e vallate, per 191.000 kmq attraverso 8 Paesi, da cui nascono grandi fiumi europei come il Po, il Reno, il Rodano, il Danubio – straordinari ponti d’acqua tra i ghiacciai e gli oceani – oltre a una preziosissima rete di acqua in mille forme, immagazzinata nei ghiacciai, trattenuta nelle falde grazie alle pendici boscose, o libera in laghi, fiumi, torrenti, fino alle piccole pozze degli alpeggi, che dalle cime delle montagne arriva fino ai nostri rubinetti.

Una vitalità che si rispecchia in una grandissima varietà di specie e culture: le Alpi ospitano oltre 30.000 specie animali, tra cui specie simbolo come l’orso bruno, il lupo o lo stambecco, 13.000 specie vegetali, che condividono lo spazio alpino con 14 milioni di persone distribuite in 6100 comunità, oltre ai 120 milioni di turisti e 150 milioni di persone che ogni anno le visitano e le attraversano. Una convivenza millenaria tra uomo e natura che fino al secolo scorso ha modellato le tradizioni culturali ma anche i paesaggi e gli ecosistemi naturali, ma che oggi il cambiamento climatico, il turismo di massa, l’agricoltura non sostenibile, la frammentazione degli habitat per strade e infrastrutture rischiano di compromettere per sempre.

“Le Alpi sono uno dei luoghi più selvaggi d’Europa, un ambiente straordinario in cui ricchezza naturale e tradizioni umane sono legati da sentieri millenari, e un vero e proprio serbatoio d’acqua a beneficio dell’Europa intera che fornisce risorse e servizi fondamentali, come la protezione dal rischio idrogeologico, la regolazione del clima, lo stoccaggio di acqua e carbonio, oltre a un patrimonio culturale fatto di tradizioni, turismo e incredibile bellezza – ha detto Adriano Paolella, direttore generale del WWF Italia – In questi ecosistemi delicatissimi gli impatti del cambiamento climatico e delle attività umane si fanno sentire a intensità e velocità tali rendere le Alpi un ‘sistema d’allarme’ in grado di segnalare l’insostenibilità dell’attuale sviluppo europeo. Per i prossimi due anni sarà l’Italia a tenere la presidenza della Convenzione delle Alpi e questa, per la tutela della ricchezza naturale e delle tradizioni culturali, è un’occasione che non dobbiamo perdere.”

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