Una ricerca svolta presso il National Center for Atmospheric Research (NCAR) di Boulder, Colorado e sponsorizzata dalla National Science Foundation, dimostra che le latifoglie assorbono dall’aria più sostanze inquinanti rispetto a quanto si pensasse.
Lo scienziato Thomas Karl, autore principale della ricerca, afferma che le piante consumano attivamente parte dell’inquinamento atmosferico.
Il team ha concentrato i suoi studi su delle sostanze chimiche note come “composti ossigenati organici volatili” (oVOCs) che possono avere impatti a lungo termine sull’ambiente e sulla nostra salute. Questi composti si formano nell’atmosfera dagli idrocarburi e da altre sostanze chimiche provenienti da fonti naturali quali le piante o di origine antropica come i veicoli o i materiali da costruzione.
Alcuni oVOCs si trasformano in aerosol che sono hanno effetti importanti sotto vari aspetti che vanno dalla formazione e composizione delle nuvole, fino ad arrivare alla salute umana. Misurando i livelli di oVOCs in diversi ecosistemi degli Stati Uniti, i ricercatori hanno determinato che le latifoglie assorbono questi composti fino a quattro volte più rapidamente rispetto a quanto si pensasse in precedenza ; tale assorbimento appare particolarmente rapido nelle foreste più fitte.
Lo step di ricerca successivo è stato quello di determinare come facciano le piante a catturare queste sostanza chimiche.
Il team guidato da Karl ha svolto delle analisi di laboratorio sui pioppi il cui intero genoma è già stato sequenziato e hanno rilevato che, quando le piante presentano lesioni fisiche o sono esposte ad inquinamento da ozono, esse iniziano ad assorbire rapidamente gli oVOCs. Allo stesso tempo si sono verificati cambiamenti in alcuni geni che indicano l’aumento dell’attività metabolica dei pioppi.
Gli studi determinano che l’assorbimento di questi composti volatili fa parte di un più ampio ciclo metabolico; come il corpo umano produce globuli bianchi per difendersi dalle infezioni, le piante possono produrre sostanze chimiche per proteggersi dagli agenti inquinanti e dai parassiti. Tali sostanze, tuttavia, se prodotte in quantità sufficienti, possono rivelarsi tossiche per la pianta stessa; inizia quindi la produzione di enzimi che ne facilitano la trasformazione in sostanze meno tossiche possibili da metabolizzare. Allo stesso tempo le piante assorbono più oVOCs che saranno poi metabolizzati.
Chhandak Basu della University of Northern Colorado, co-autore della ricerca, afferma che i risultati ottenuti dimostrano che le piante sono in grado di modificare il loro metabolismo in funzione delle varie situazioni di stress e di aumentare l’assorbimento di sostanze chimiche presenti nell’aria, conseguentemente, il processo metabolico delle piante ha come effetto collaterale la pulizia dell’atmosfera.
Una volta compreso il meccanismo di assorbimento, gli scienziati del NCAR hanno inserito tali informazioni in un modello computerizzato che simula le sostanze chimiche nell’atmosfera dell’intero pianeta e i loro risultati hanno indicato che le piante “catturano” il 36% in più di oVOCs rispetto a quanto si rappresentava negli studi sull’atmosfera e che meno composti si trasformano in aerosol.
Karl afferma che “Questo trasforma veramente la nostra comprensione di alcuni processi fondamentali che si svolgono nella nostra atmosfera”.