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Perchè la riduzione dell’ozono continua anche nell’Artico?

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 30.08.2011

Buco dell'ozono articoDenver, 29 agosto 2011 – In un intervento al 242esimo National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS) è stato affermato che anche dopo molti decenni di studio sull’ozono e sul “buco” nella nostra atmosfera, la questione resta ricca di misteri e sorprese, tra i quali un’inaspettata perdita di ozono sopra l’Artico l’inverno scorso.

Si è anche discusso di chimica e cambiamenti climatici, e di alcune idee proposte per “gestire” il clima della Terra e rallentare o invertire il riscaldamento globale.
La dottoressa Susan Solomon dell’Università del Colorado, Boulder, ha detto che gli sforzi combinati degli scienziati, dell’opinione pubblica, dell’industria e dei responsabili politici contro la riduzione dell’ozono è uno dei più grandi successi nella storia della scienza, ma alcune domande restano ancora senza risposta. E l’ozono sta ancora scomparendo.

“Non stiamo più producendo le sostanze chimiche, i clorofluorocarburi (CFC), che hanno causato il problema, ma i CFC hanno durata molto lunga nella nostra atmosfera, e così avremo una riduzione dell’ozono ancora per molti decenni”, ha detto Solomon. “Ci sono ancora alcuni importanti misteri per quel che riguarda il comportamento di questi composti di cloro in Antartide – ed è incredibile che abbiamo ancora molto da imparare, anche dopo aver studiato l’ozono per tanto tempo.”

Lo strato di ozono è fondamentale per la vita sulla Terra, formando uno scudo protettivo nell’atmosfera che blocca i raggi ultravioletti potenzialmente dannosi. Gli scienziati sanno dal 1930 che forme di ozono si decompongono attraverso processi chimici. I primi accenni del fatto che l’attività umana stesse minacciando lo strato di ozono sono emersi nel 1970, e comprendevano un avvertimento da parte di Paul Crutzen, circa il fatto che i fertilizzanti agricoli avrebbero potuto ridurre i livelli di ozono. Un altro suggerimento è stato da F. Sherwood Rowland e Mario Molina, che hanno descritto come i CFC nelle bombolette spray e altri prodotti fossero in grado di distruggere lo strato di ozono. I tre hanno condiviso un Premio Nobel nel 1995 per la Chimica. Nel 1985, gli scienziati britannici hanno scoperto un “buco”, una zona completamente inaspettata dello strato di ozono sopra l’Antartide. Solomon nel 1986, in una spedizione in Antartide, ha fornito alcune delle prove che hanno poi permesso il divieto globale dell’immissione di CFC e alcuni altri gas dannosi per l’ozono.

L’evidenza suggerisce che la riduzione dell’ozono ha smesso di peggiorare. “L’ozono può essere pensato come un paziente in remissione, ma è troppo presto per dichiarare la sua guarigione”, ha detto Solomon. E alcune sorprese, come la perdita dello scorso inverno del 40% dell’ozono sopra l’Artico, ancora si verificano a causa della durata estremamente lunga di sostanze che distruggono l’ozono rilasciato anni fa, prima del divieto.

Solomon ha anche illustrato una serie di gas che influenzano i cambiamenti climatici e descritto come queste sostanze possono contribuire al riscaldamento globale.

“L’anidride carbonica è di gran lunga il più importante gas serra prodotto dagli esseri umani, ma ce ne sono alcun altri – come i gas composti perfluorurati che allo stesso modo influenzano il nostro clima per migliaia d’anni anche se sono meno abbondanti dell’anidride carbonica”, ha detto Solomon.

L’incrementi atmosferico di “gas serra”, che trattengono il calore, provoca un’aumento della temperatura della Terra. Il riscaldamento globale sta causando un aumento dei livelli degli oceani e potrebbe portare alcune regioni alla siccità.

Lo studio del riscaldamento globale ha provocato molta ricerca interessante su come ridurre le emissioni di gas a effetto serra, su come adattarsi ai cambiamenti climatici e sulla possibilità di adottare una sorta di ‘geoingegneria’ per raffreddare il clima.

“Recenti studi sulla ‘geoingegneria’ del clima della Terra coinvolgono particelle stratosferiche di vario genere,” ha detto. “La maggior parte di questi sistemi prevedono particelle di solfato, ma sono stati proposti anche altri tipi .”

La lezione della dottoressa Salomon è stata finanaziata dalla Fondazione Kavli, un’organizzazione filantropica che sostiene la ricerca scientifica di base: le lezioni sono state progettate per affrontare il bisogno urgente di un pensiero scientifico “fuori dagli schemi” , che possa affrontare le nuove sfide del mondo, compresi i cambiamenti climatici, le malattie emergenti, e la scarsità di acqua ed energia.

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