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Piante e animali possono adattarsi al cambiamento climatico?

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 17.06.2011

Il Tigriopus californicus, un copepode, ha mostrato una bassa tolleranza al calore, e suggerisce che molte specie potrebbero non riuscire ad adattarsi al riscaldamento globale. Foto: Morgan Kelly/UC Davis

Il Tigriopus californicus, un copepode, ha mostrato una bassa tolleranza al calore, e suggerisce che molte specie potrebbero non riuscire ad adattarsi al riscaldamento globale, anche a causa dell'aumento delle barriere ambientali che l'uomo ha costruito. Foto: Morgan Kelly/UC Davis

Animali e le piante potrebbero non essere in grado di evolversi per trovare la loro via d’uscita dalla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici, secondo uno studio dell’Univeristà di California, Davis che prende l’esempio di un piccolo organismo marino. Il lavoro è stato pubblicato sul numero di giugno della rivista Proceedings of the Royal Society.

Il copepode Tigriopus californicus si trova dall’Alaska alla Baja California – ma in alcuni test di laboratorio gli animali hanno mostrato una scarsa capacità di evolvere la loro tolleranza al calore.

“Questa è una domanda che molti scienziati si fanno”, ha detto il coautore dello studio Eric Sanford, professore associato di evoluzione ed ecologia presso la UC Davis e ricercatore presso il Laboratorio Marino Bodega della stessa Università. “Gli organismi hanno la capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici su una scala temporale di decenni?”

La studentessa di dottorato Morgan Kelly, il primo autore della ricerca, ha raccolto copepodi da otto siti diversi tra Oregon, a nord, fino alla Baja California in Messico. Gli animali, dei minuscoli gamberetti lunghi circa un millimetro, vivono in pozze d’acqua che si formano dopo le maree e in affioramenti rocciosi nella zona di spruzzi d’acqua dell’oceano.

Kelly ha allevato copepodi in laboratorio per 10 generazioni, sottoponendoli a stress da calore maggiori per selezionare gli animali più resistenti alle temperature elevate.

All’inizio, i copepodi che provenivano da luoghi diversi hanno mostrato un’ampia variabilità nella tolleranza al calore. Ma all’interno di quelle popolazioni, Kelly è stata in grado di fornire ai copepodi solo circa mezzo grado Celsius di tolleranza al calore, in oltre 10 generazioni.

In natura, questi copepodi sono in grado di sopportare una oscillazione di temperatura di 20 gradi centigradi al giorno, ha detto Kelly. Ma possono star vivendo al limite della loro tolleranza, ha aggiunto.

Sebbene i copepodi siano molto diffusi geograficamente, le singole popolazioni sono molto isolate, confinate in un singolo sperone roccioso dove spruzzi d’acqua marina possono trasportarli tra diverse pozze. Ciò significa che il flusso di nuovi geni nella popolazione nel suo complesso è molto limitato.

“E’ stato ipotizzato finora che le specie molto diffuse hanno una grande capacità genetica su cui far affidamento, ma questo studio dimostra che può non essere così”, ha detto il co-autore Rick Grosberg, professore di evoluzione ed ecologia presso UC Davis. Molte altre specie di animali, uccelli e piante affrontano lo stress del cambiamento climatico, e i loro habitat sono stati frammentati dall’attività umana – forse più di quanto ci rendiamo conto, ha detto.

“Il punto critico è che molti organismi si trovano già ai limiti ambientali per la loro specie, e la selezione naturale non necessariamente li potrà salvare”, ha detto Grosberg.

Lo studio è stato finanziato dalla National Science Foundation.

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