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Un piano dell’Indonesia per salvare la foresta pluviale dalla deforestazione

Scritto da Claudia Zucca il 08.07.2010

Alla fine dell’anno scorso l’Indonesia ha finalmente preso sul serio l’obiettivo di ridurre la distruzione della propria foresta pluviale. Tra il 1990 ed il 2005 sono stati distrutti circa 28 milioni di ettari (108.000 miglia quadrate) di foresta e questo fenomeno è la fonte ci circa l’80% delle emissioni di gas serra del paese. Il Presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha dichiarato che l’Indonesia ridurrà volontariamente le emissioni del 26%, e con l’aiuto internazionale vorrebbe arrivare al 41%, da qui al 2020.

Il mese scorso, l’Indonesia ha iniziato finalmente a pianificare questo intento, prevedendo una moratoria di due anni sulle nuove concessioni forestali nelle aree della foresta pluviale e nelle piane di torba; il progetto sarà sostenuto nei prossimi cinque anni dalla Norvegia con un contributo da un miliardo di dollari, grazie alla “Iniziativa Internazionale Clima e Foreste” dei paesi Scandinavi. Ma mentre i finanziamenti iniziano ad arrivare nei luoghi del progetto, sfide poco allettanti rimangono aperte nella battaglia alla deforestazione. I gruppi di potere- specialmente nel settore forestale- hanno poca intenzione di cambiare lo status quo introducendo la trasparenza nel sistema che li arricchisce. Nel mentre la corruzione rimane pervasiva, l’applicazione delle leggi ambientali esistenti è rara ed inconsistentemente rispettata, e il sistema per amministrare ed attribuire il possesso delle terre è un campo minato nella maggior parte delle aree dell’arcipelago. Gli ottimisti sostengono che l’influsso dell’economia del carbone possa creare l’interesse politico per cambiare il sistema, mentre i pessimisti credono invece che si possa smettere di buttare via i soldi così, per usarli invece per la conversione di zone di foresta per piantagioni su scala industriale di olio di palma e legname.
Non di meno la posta in gioco è alta. L’Indonesia è la terza emittente di gas serra al mondo, seconda solo a Cina e Stati Uniti, che però diversamente dall’Indonesia sono super potenze industriali. Le emissioni dell’ Indonesia provengono quasi integralmente dal settore agricolo e forestale che genera solo una piccola parte dell’attività economica del paese (nel 2007 si stimava che il beneficio economico dell’Indonesia fosse di 0,43 centesimi di dollaro che tonnellata di CO2, cioè molto meno del valore attribuito dal mercato Europeo del carbone). Inoltre, le foreste forniscono cibo, acqua e sostentamento per dieci milioni di indonesiani. La distruzione delle foreste mette a rischio queste risorse e opportunità, ma il finanziamento per la conservazione delle foreste può aiutare ad assicurare un uso sostenibile e fornire degli incentivi economici per sviluppo delle piantagioni itineranti tra i milioni di ettari di terra abbandonata e deforestata che rimangono sparse nell’arcipelago indonesiano.

I progetti per i finanziamenti norvegesi

L’Indonesia ha intenzione di usare il miliardo di dollari messo a disposizione dalla Norvegia per i prossimi cinque anni in tre fasi. La prima, che parte da ora e va fino alla fine dell’anno, supporterà la “prontezza” delle attività incluso lo sviluppo di una strategia nazionale detta REDD (Riduzione delle emissioni causate dalla deforestazione e dal degrado delle foreste- comprese le piane di torba-); La selezione per trovare siti pilota per il progetto (i candidati includono Papua, Sumatra e Kalimatan); la costituzione di un monitoraggio, una osservazione e un comitato di verifica indipendenti (agenzia di MRV, dagli acronimi inglesi) per l’osservazione dei progressi nella riduzione della deforestazione; la creazione di un Ufficio Nazionale REDD che riferisca direttamente al presidente; e la determinazione di un sistema di fondi a lungo termine per il programma.

La fase due, che dovrebbe partire da Gennaio 2011 e concludersi alla fine del 2013, dovrebbe rendere operativo il meccanismo di finanziamento a lungo termine; lanciare il primo progetto pilota; rinforzare la moratoria di due anni sulle nuove concessioni; istituire un database delle terre degradate; lanciare il secondo progetto pilota (dall’inizio del 2012); far partire un sistema MRV più avanzato. La terza fase, che dovrebbe cominciare nel Gennaio 2014 e continuare oltre, dovrebbe aiutare l’Indonesia a incrementare il suo programma di riduzione delle emissioni e possibilmente integrarle in un futuro contesto internazionale che potrebbe soppiantare il protocollo di Kyoto quando scadrà nel 2012.

Controversie

Ma mentre c’è in ballo un piano per iniziare, rimangono comunque alcune parti non chiare. Per esempio, subito dopo che gli accordi con la Norvegia furono resi pubblici e la moratoria annunciata, funzionari esponenti di governi, ministeri e corpi industriali rilasciarono dichiarazioni contraddittorie alla stampa. Hatta Rajasa, il capo del ministero dell’economia, disse ai Reuters che il governo non avrebbe revocato nessuna licenza forestale mentre il giorno dopo Agus Purnomo, capo del segretariato del consiglio nazionale dei cambiamenti climatici, dichiarò che gli imprenditori non in possesso di permessi legali per ripulire le foreste avrebbero perso le loro concessioni. Purnomo ha inoltre dichiarato che una parte dei finanziamenti Norvegesi dovrebbero essere usati per risarcire gli imprenditori di olio di palma e le compagnie di legname che potrebbero perdere le concessioni delle foreste a causa del programma di riduzione delle emissioni. Intanto, la settimana dopo la firma dell’accordo, Wandojo Siswanto, il capo del gruppo di lavoro sull’unità climatica al ministero delle foreste, dichiarò che l’Indonesia avrebbe rinegoziato il patto, visto che era evidente che solo la Norvegia aveva acconsentito a supportare il programma REDD, mentre magari sarebbe stato meglio strutturare un programma “REDD+” che includesse anche il rimboschimento e una amministrazione sostenibile delle foreste o un piano per ridurre l’impatto delle deforestazione che attirasse più collaboratori.

Per chiarire alcuni dettagli del nuovo programma forestale dell’Indonesia e dell’impegno di un miliardo di dollari della Norvegia, Purnomo e la sua collega Yani Saloh – entrambi scelti come assistenti del presidente della repubblica di Indonesia per i cambiamenti climatici all’inizio del 2010- hanno risposto ad alcune domande per mongabay.com. Purnomo e Saloh hanno detto che la collaborazione con la Norvegia ha cambiato la loro percezione del concetto di conservazione delle foreste: “La conservazione delle foreste e delle piane di torba porterà reddito alle varie agenzie di governo e alle comunità locali”.

Purnomo e Saloh notano che le compagnie di rimboschimento giudicate affidabili supportano la moratoria sulle nuove concessioni per la conversione delle piane di torba e delle aree forestali vergini, e che tutte le compagnie saranno soggette a regole decise prima della moratoria compresa la proibizione della conversione delle piane di torba con una profondità maggiore a tre metri. Dicono anche che il contributo della Norvegia almeno nell’ultima fase sarà basato sui risultati, cioè che se l’Indonesia fallirà nel ridurre la deforestazione, i pagamenti non verranno assegnati.
Purnomo e Saloh concludono con l’intuizione che i consumatori in Europa e Stati Uniti hanno bisogno di impegnarsi di più per supportare gli sforzi per ridurre la deforestazione, specialmente pagando un piccolo dazio che li responsabilizzi sulle fonti di legname e olio di palma.

“Un boicottaggio di tutti i prodotti delle foreste indonesiane contribuirebbe ulteriormente ad aumentare la pressione sulle foreste rimaste, perché i Loggers e le comunità locali dovrebbero incrementare il disboscamento per far fronte allo scadente mercato asiatico che garantisce la loro sussistenza.”

> Prossimamente, l’intervista a Purnomo e Saloh!

Rhett A. Butler, mongabay.com
14 Giugno 2010
Traduzione: Claudia Zucca


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