In foreste, stagni, paludi e altri ecosistemi di tutto il mondo, gli anfibi stanno morendo a tassi mai osservati prima. Le ragioni sono molteplici: la distruzione degli habitat, l’inquinamento da pesticidi, i cambiamenti climatici, le specie invasive e la comparsa di una malattia fungina mortale e contagiosa. Più di 200 specie si sono estinte, mentre gli scienziati stimano che un terzo delle oltre 6.500 specie conosciute siano a rischio di estinzione. Le specie stavano scomparendo, anche prima di essere descritte dagli scienziati: uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Nation Academy of Sciences ha rilevato che l’anno scorso 5 di 30 specie conosciute che si sono estinte dal 1998 nel Parco Nazionale Torrijos in Panama Omar, erano sconosciute alla scienza.
Ma ci sono notizie peggiori: la chitridiomicosi – che è causata da un fungo microscopico chiamato Batrachochytrium dendrobatidis (Bd), che vive in acqua e nel suolo – si sta diffondendo in tutto il mondo, con metastasi nel Centro e nel Sud America, Africa e Australia. Ma gli anfibi stanno anche sperimentando un rapido declino negli habitat non aggrediti dal fungo patogeno, dai pesticidi o dalla diretta influenza umana. La ricerca in Costa Rica ha registrato un calo del 70 per cento degli anfibi in questi ultimi 35 anni in habitat incontaminati, suggerendo che i cambiamenti climatici stanno cominciando ad avere i loro effetti.
Gli scienziati ora ritengono che il declino degli anfibi in tutto il mondo sia uno dei problemi ambientali più urgenti, che può far presagire una maggiore minaccia per l’equilibrio ecologico del pianeta. Perché gli anfibi hanno la pelle molto permeabile e trascorrono parte della loro vita in acqua e parte sulla terraferma, sono sensibili ai cambiamenti ambientali e possono agire come un campanello d’allarme, indicando la salute di un ecosistema.
A Panama, gli scienziati stanno prendendo la minaccia degli anfibi molto sul serio: il fungo recentemente ha “saltato” il canale di Panama, passando da ovest a est attraverso il paese verso la Colombia. Gli ambientalisti hanno istituito una misura di conservazione di emergenza per catturare le rane selvatiche provenienti da zone infette per salvaguardarle in cattività fino a quando la malattia sarà controllata, o almeno capita meglio. Le rane saranno allevate in cattività, come una polizza di assicurazione contro l’estinzione.
L’iniziativa, nota come Panama Amphibian Rescue and Conservation Project coinvolge otto istituzioni: Africam Safari, ANAM (competente in materia ambientale a Panama), Cheyenne Mountain Zoo, Defenders of Wildlife, Houston Zoo, Smithsonian’s National Zoological Park, Smithsonian Tropical Research Institute, il vertice del Parco Municipale a Panama, Zoo New England. Il processo è accurato e costoso – una volta catturate le rane dall’ambiente naturale, ogni individuo deve essere trattato contro il fungo, messo in quarantena e, talvolta, alimentato manualmente per un massimo di un mese – ma può essere l’unico modo per salvare alcune specie dall’estinzione. Il progetto sta anche lavorando per sviluppare una cura contro il fungo che in futuro potrebbe consentire agli anfibi estinti in ambiente selvatico di essere reintrodotti.
Finora il progetto ha creato due strutture a Panama: El Valle Amphibian Conservation Center a ovest di Panama e un’altra al Summit Park vicino Gamboa nel centro di Panama. Ognuno ha le proprie specie da salvare basate su un sistema di priorità sviluppato dalla Amphibian Ark, un’iniziativa globale per ridurre le estinzioni di anfibi in tutto il mondo.
The Panama Amphibian Rescue and Conservation Project è condotto da due biologi: Brian Gratwicke del Conservation Biology Smithsonian Institute di Washington DC e Roberto Ibáñez del Smithsonian Tropical Research Institute di Panama. Entrambi credono che la salvezza degli anfibi sia importante al di là del fatto che sia un loro diritto: gli anfibi svolgono un ruolo essenziale nella catena alimentare ecologica, aiutano a controllare i parassiti e offrono persino vantaggi farmacologici: diversi farmaci sono stati derivati da secrezioni di rana.
di Rhett Butler, mongabay.com
Traduzione a cura di Federica Di Leonardo