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Biocarburanti, analizzato l’impatto a lungo termine sui terreni agricoli

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 05.02.2011

Coltivazione intensivaIl costante sviluppo di tecniche di produzione per realizzare biocombustibili, una fonte di energia rinnovabile, presenta notevoli vantaggi rispetto all’utilizzo di materie prime non rinnovabili come i combustibili fossili. Tuttavia, soddisfare la domanda di carburante di una società basata sull’energia dovrà richiedere l’utilizzo di tutte le fonti di biocarburanti, compresi i residui delle colture agricole. Ma che fine facevano fino ad oggi i residui dei raccolti? E quali sono le conseguenze di una loro utilizzazione e quindi della loro rimozione dai campi? Uno studio ha tentato di simulare gli effetti a lungo termine della produzione di biocarburanti sul suolo, per capire l’impatto di questo tipo di colture e per verificare quanto sia davvero rinnovabile la produzione di biofuel da queste tecniche.

Anche se sono un’utile fonte di biocarburante, i residui di raccolto svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento degli stock di carbonio organico nel suolo. Questo stock di carbonio organico conserva le funzioni del suolo e del nostro ambiente e garantisce la produzione sostenibile a lungo termine di biocombustibili.

In uno studio finanziato dal centro di ricerca USDA, negli Stati Uniti (uno dei principali produttori di biofuel), gli scienziati hanno analizzato cinque classici esperimenti a lungo termine. Utilizzando un processo basato su un modello di bilancio del carbonio, i ricercatori hanno simulato esperimenti della durata di 79-134 anni per predire le conseguenze delle mancate lavorazioni del terreno che conservano il carbonio organico del suolo, come ad esempio l’aratura.

I risultati degli esperimenti indicano che i temuti effetti dei cambiamenti nella gestione da una lavorazione convenzionale ad una orientata allo sfruttamento di tutto il materiale organico prodotto si verificheranno nel lungo termine.

Gli esperimenti hanno tenuto conto di diverse possibilità di gestione del suolo, come avere un solo raccolto per anno o fino due o tre raccolti per anno; si è verificato l’effetto dell’aggiunta di concime (letame o fertilizzanti chimici) e quello della mancata concimazione ; inoltre, con la reimmissione dei residui colturali e con residui delle colture rimossi. Le previsioni hanno anche tenuto conto di diversi tipi di clima, delle condizioni del suolo, della gestione della fertilità, dei sistemi di coltivazione e di raccolta e delle diverse pratiche di rimozione dei residui.

“La raccolta di  notevoli quantità di residui delle colture con gli attuali sistemi di coltivazione senza aggiunta di carbonio esogeno (ad es. letame) oltre a ridurre il carbonio organico del suolo, accentua i rischi di erosione del suolo, aumenta l’inquinamento dei corsi d’acqua da fonti diffuse, il degrado del suolo, e riduce le rese per unità di fertilizzanti e acqua diminuendo la sostenibilità agricola,” dice Hero Gollany, l’autore dello studio.

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