Alcuni ricercatori hanno stabilito che più della metà delle specie di alberi nella zona orientale degli Stati Uniti non si stanno adattando ai cambiamenti climatici.
“Molti modelli hanno in passato suggerito che gli alberi migreranno rapidamente alle alte latitudini e altitudini in risposta al cambiamento delle temperature dovute al riscaldamento globale, ma l’evidenza per una costante migrazione verso il nor è sostanzialmente assente nella nostra analisi su ampia scala”, dice James S. Clark, professore di Ecologia presso la Duke Nicholas School per l’Ambiente.
Quasi il 59 per cento delle specie esaminate da Clark e dai suoi colleghi ha mostrato segni che loro limiti geografici si stanno restringendo sia da nord che da sud.
Un minor numero di specie – solo circa il 21 per cento – sembra star seguendo lo spostamento verso nord come previsto. Circa il 16 per cento sembra avanzare verso sud, e circa il 4 per cento sembra essere in espansione in entrambe le direzioni.
Gli scienziati hanno analizzato i dati di 92 specie in più di 43.000 aree forestali in 31 stati e hanno pubblicato i loro risultati questo mese sulla rivista Global Change Biology.
Lo studio non ha trovato prove coerenti che la diffusione della popolazione è maggiore nelle zone dove il clima è cambiato di più, né è riuscito ad individuare modelli di risposta delle specie che sembrano essere legati alle dimensioni dei semi o alle caratteristiche di dispersione.
“Le zone calde si sono spostate verso nord fino a 100 chilometri in alcune parti degli Stati Uniti orientali, ma i nostri risultati non ispirano fiducia che le popolazioni di alberi si stiano adattando alle modifiche”, dice Clark. “Questo aumenta il rischio di gravi ritardi nelle migrazioni degli alberi”.
Il concetto di migrazione guidata dal clima si basa sul presupposto che con l’aumento delle temperature, il confine meridionale di alcune specie di alberi potrebbe iniziare a salire di latitudine, via via che gli alberi adulti muoiono ed i semi si lasciano alle spalle il territorio dove non riescono più a germogliare. Allo stesso tempo, la specie dovrebbe diffondersi a latitudini più alte, mano a mano che le nuove piantine disperse lungo il confine settentrionale riescono ad attecchire dove prima non potevano.
Per verificare se questa risposta teorica stava effettivamente avvenendo in natura, Clark ed i suoi colleghi hanno analizzato decenni di dati prelevati dall’Inventario Forestale federale. Hanno poi confrontato le distribuzioni relative delle piantine, degli alberelli e degli alberi adulti di 92 specie ampiamente distribuite nella parte orientale degli Stati Uniti in rapporto alle caratteristiche dei semi ed i cambiamenti del clima e nelle precipitazioni.
“Il modello di risposta nella maggior parte dei casi sembra essere più coerente con una contrazione dell’area dove le specie riescono ad attecchire piuttosto che con una migrazione verso il nord”, spiega Clark.
Clark conclude dicendo che la mancanza di prove effettive che gli alberi stanno migrando verso nord “dovrebbe aumentare la preoccupazione per i rischi posti dai cambiamenti climatici”.