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Legambiente, Tirreno: quando la plastica la fa da padrone

Emergenza rifiuti: il 95% dei rifiuti galleggianti di dimensione superiore ai 25 cm è costituito da materiali plastici, di cui circa il 41% sono buste e frammenti vari

Scritto da Micaela Conterio il 09.09.2013

Dopo 136 ore di osservazione in 3079 km di mare è emerso che il 95% dei rifiuti in mare è rappresentato da plastica. La denuncia arriva dal monitoraggio effettuato da Goletta Verde, il battello ambientalista di Legambiente, e dall’Accademia del Leviatano nel mar Tirreno fra luglio e agosto.

isola plastica

 

Nel dettaglio il monitoraggio di Goletta Verde ha interessato tutto il Tirreno (in particolare lungo i seguenti itinerari: Stretto di Messina – Tropea, Maratea – Sapri, Sapri – Marina di Camerota, Marina di Camerota – Acciaroli, Punta Licosa – Vico Equense, Castellammare di Stabia – Gaeta, Gaeta – San Felice Circeo, San Felice Circeo – Ostia, Olbia – Chiavari, Chiavari – Viareggio, Viareggio – Talamone), mentre quello dell’Accademia del Leviatano si riferisce alla tratta Livorno – Bastia e Fiumicino – Ponza e sono stati raccolti su piattaforme di opportunità (traghetti di linea C&S Ferries e Medmar).

Dati alla mano il quadro che emerge è ben poco confortante: il 95% dei rifiuti galleggianti di dimensione superiore ai 25 cm è costituito da materiali plastici, di cui circa il 41% sono buste e frammenti vari. Il Tirreno centro-meridionale risulta essere l’area più inquinata con 13,3 rifiuti avvistati per chilometro quadrato con un 93,8% costituito da plastica, segue il Tirreno centro-settemtrionale con 5,1 rifiuti avvistati,  la tratta Fiumicio-Ponza con 2,4 rifiuti e la tratta Livorno-Bastia con 2,14 rifiuti avvistati, le cui quantità in plastica sono rispettivamente il 98,5%,  il 96,8% e il 90,4%. 

Come è stato effettuato il monitoraggio? L’osservazione viene fatta a occhio nudo, il binocolo viene utilizzato per confermare l’avvistamento dei detriti più grandi di 25 cm, gli unici presi in considerazione. Successivamente viene annotata la larghezza della striscia (strip) monitorata e I transetti vengono registrati mediante gps, l’osservatore annota su una scheda la raccolta dei dati, specificandone la composizione (plastica, vetro, legno, metallo, gomma, carta e tessuto), la sorgente e la galleggiabilità.

Questo fenomeno ovviamente rappresenta un grave pericolo sia per gli animali sia per l’ambiente marino in generale: per poter raggiungere, infatti, uno stato ambientale soddisfacente per tutte le acque marine dell’UE entro il 2020 le proprietà e le quantità di rifiuti non dovrebbero provocare danni all’ambiente costiero e marino. In tal senso andrebbero quindi stimati i trend di quantitativi di rifiuti nei diversi settori dell’ambiente marino (fondali, superficie del mare, colonna d’acqua, linea di costa), gli effetti su organismi marini e i problemi legati alla degradazione (microplastiche) così come gli aspetti sociali ed economici ad esso correlati. 

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  • luca scrive:

    gentile Cristina, diciamo esattamente la stessa cosa chiaramente con finalità e punti di vista opposti. Il fatto che si sia attuato un protocollo ideato da UNIPISA in collaborazione con Ispra non è garanzia della correttezza dei risultati. Per quanto possano essere “esperti” i ricercatori del progetto essi non sono dipendenti di Ispra o esperti del Ministero, poichè non risulta che vi siano incarichi (in cui ci sarebbero le adeguate procedure di sorveglianza nell’attuazione del progetto) siamo in presenza di uno studio che riguarda il mare Italiano non certificato dallo Stato. Io penso che sarebbe ora che ognuno faccia il proprio mestiere e che i dati dell’inquinamento marino del Tirreno fossero di “fonte” Ispra

  • Cristina scrive:

    Ciao Luca, mi dispiace leggere il tuo commento così polemico. Vorrei rassicurarti riguardo questi risultati: l’attività di ricerca è stata svolta secondo un protocollo ideato dall’Università di Pisa in collaborazione con ISPRA, e attuato da ricercatori esperti. Le analisi dei dati sono state fatte dai ricercatori dell’università e di Accademia del Leviatano ONLUS che ha come obbiettivo la ricerca e la tutela del mare. Legambiente ha partecipato mettendo a disposizione Goletta Verde come ulteriore piattaforma di osservazione per i ricercatori. Spero di essere stata chiara e di aver chiarito un po’ meglio la solidità di questa attività di ricerca. Per ulteriori informazioni sono più che disponibile ad approfondire l’argomento. Ciao!

  • luca scrive:

    Sono fantastici, cosa possono trovare che non vada a fondo….la plastica naturalmente. Propongo un utilissimo progetto, il monitoraggio di tutto il mare territoriale italiano, da affidare, naturalmente, a Legambiente. Un progetto da fare ad “occhio nudo” da “golette verdi” e “sottomarini gialli” per almeno 23 anni…… Non sarebbe ora che le associazioni ambientaliste la smettessero di fingersi enti di ricerca universitari, che dicessero quanti soldi vogliono per mantenere tutti i dirigenti che hanno, glieli diamo insieme alle tasse senza che si sforzino di trovare proposte progettuali che possano vederli nella veste di attuatori. Del monitoraggio del mare italiano si occupi ISPRA ed il ministero dell’ambiente utilizzando i militari e le strutture scientifiche del ministero della sanità.