La lontra è presenta in Italia con poche centinaia di individui, anche se si tratta di stime approssimative essendo un animale estremamente elusivo. E’ un mammifero semiacquatico che caccia principalmente in acqua e vive lungo i fiumi, sfruttando la vegetazione ripariale e anfratti naturali come riparo.
Ad oggi in Italia la popolazione di lontra è relegata alle regioni meridionali dove occupa un’area principale estesa fra Campania, Basilicata, Calabria e Puglia, e un’area di minore estensione, disgiunta dalla prima, in Molise e in Abruzzo, nei bacini Biferno, Volturno e Sangro.
Al Congresso Italiano di Teriologia, che si è tenuto nei giorni scorsi a Civitella Alfedena, nel Parco d’Abruzzo, si è parlato di entrambe le popolazioni.
Romina Fusillo della società di ricerca eco-faunistica Lutria, che studia la popolazione del sud Italia da anni, ha riportato i dati preliminari relativi al monitoraggio effettuato su carcasse di animali morti nell’ambito del progetto RECAL, frutto della collaborazione tra ente Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, società Lutria, università di Teramo e ASL Lanciano-Vasto-Chieti, a cui hanno recentemente aderito aree protette e centri di recupero fauna selvatica della regine Basilicata .
La popolazione di lontra ha subito un drastico declino fra gli anni ’70 e gli anni ’90 a causa del consumo del suolo che ha determinato anche un deterioramento degli habitat fluviali. Un’altra causa potrebbe essere stata rappresentata dalle sostanze inquinanti che hanno avuto effetti negativi sugli animali. Basti pensare all’agricoltura che si è spinta sempre più vicina agli argini dei fiumi con conseguente uso di veleni e pesticidi. Dagli anni 2000 invece si è registrata un’inversione di tendenza e con l’incremento della popolazione è incrementata anche la mortalità.
La ricerca svolta da Fusillo nel Parco del Cilento Cilento e in aree limitrofe è basata sulla raccolta ed esame di parte delle 31 lontre rinvenute morte a partire dal 2009. La maggior parte sono state analizzate, solo per il 20% non è stato possibile il recupero. Grazie ad un preciso sistema di rilevamento dei dati al momento del ritrovamento della carcassa, i ricercatori sono stati in grado di riportare per ogni animale lo stato di decomposizione, la posizione rispetto al corso d’acqua, la gestione della vegetazione e il tipo di strade nelle vicinanze, informazioni utili a determinare le condizioni che favoriscono casi di morte accidentale e a suggerire misure di mitigazione.
L’esame della carcassa, che viene chiamato necroscopico, è stato eseguito su tutti gli animali secondo un protocollo specifico. I ricercatori hanno determinato l’età degli individui basandosi sulle dimensioni corporee, sullo stato riproduttivo e utilizzando una tecnica basata sulla conta degli anelli di accrescimento del cemento dentale. Inoltre è stata analizzata la presenza di contaminanti, tra i quali pesticidi, policlorobifenili, metalli pesanti e di idrocarburi policlinici aromatici (IPA).
La maggior parte degli animali sono morti a causa di investimenti, due sono i casi di morte naturale e due morti di origine traumatica potrebbero trattarsi di uccisioni illegali. Per la maggior parte degli individui investiti si tratta di maschi adulti che muoiono soprattutto in autunno e in inverno.
Per quello che riguarda le sostanze tossiche sono stati rilevati bassi livelli di derivati del DDT mentre in alcuni casi sono stati rilevati valori relativamente alti di policlorobifenili che hanno motivato ulteriori approfondimenti.
Il secondo nucleo comprende il bacino del Sangro, in Abruzzo, che ha un’importanza strategica per la conservazione e l’espansione futura della specie visto che rappresenta la propaggine più a nord di presenza accertata della lontra in centro Italia, oltre ad avere una posizione favorevole per la presenza di altri parchi, riserve e siti natura 2000. In Abruzzo la lontra fu dichiarata estinta nel 1982. Nel 2010 a seguito di segnalazioni fu avviato un progetto pilota dall’Università del Molise e al Congresso di Teriologia la ricercatrice dell’Università Laura Lerone ha presentato la prima stima della presenza della lontra nel bacino.
Le stime vengono condotte attraverso le analisi genetiche degli escrementi,che rivestono quindi una particolare importanza per i ricercatori. I risultati della ricerca stimano una densità di popolazione di 0,17-0,020 lontre per km lineare ,di poco inferiore alla core area. Lerone ha spiegato che la variabilità genetica della popolazione è molto bassa. Inoltre ha sottolineato che è certo che gli individui percorrono grandi distanze visto che l’individuo M3 è stato rilevato in due punti a 40 km di distanza e l’individuo M7 ha percorso 15 km in una notte.
Per ridurre la mortalità della lontra e favorirne l’espansione sarebbe necessario il coinvolgimento di enti e istituzioni oltre alla continuazione delle ricerche e dei monitoraggi, indispensabili per controllare l’andamento della popolazione.
A volte pochi cambiamenti, come l’installazione di reti o di dissuasori ottici per evitare che l’animale attraversi , o di strutture atte a favorire il passaggio dell’animale in sicurezza nelle vicinanza di strade e ponti sui fiumi, potrebbero essere efficaci. Ma ad oggi questo tipo di operazioni, stando a quanto riferiscono le ricercatrici, non sembrano essere di facile realizzazione.