E’ stato pescato da due pescatori in Messico uno squalo bianco di quasi 6 metri di lunghezza e 9 quintali di peso. Secondo i pescatori, l’uccisione dell’animale è stata accidentale, ed è avvenuta nel Mare di Cortez sabato. Lo squalo è un animale gravemente minacciato dalle attività umane.
“Abbiamo buttato alcune reti nella zona e lo squalo si è impigliato in una di esse. Non ce lo aspettavamo, non siamo pescatori di squali. Noi peschiamo sogliole, razze, tutti i tipi di pesce”, ha detto pescatore, Baltazar Berrospe.
La notizia nei siti è stata riportata in modo sensazionalistico, ma occorre ricordare che l’evento è un grave incidente, in quanto lo squalo bianco è un animale ormai minacciato. Infatti finisce spesso accidentalmente nelle reti dei pescatori, oppure viene pescato per le sue pinne – l’unica parte del corpo che alcuni paesi asiatici consumano per via della credenza che siano afrodisiache. Tutto il resto del corpo viene rigettato in mare.
Sono allo studio leggi specifiche a livello internazionale per proteggere l’animale, in cima alla catena alimentare e quindi con una capacità riproduttiva molto bassa. Australia, Sudafrica, Namibia, Israele, Malta, Italia, California, Florida e Nuova Zelanda hanno già deliberato leggi per la sua salvaguardia. L’Australia ha messo a punto un piano di recupero globale per i grandi squali bianchi presenti nelle sue acque.
Oltre alla pesca – accidentale o per le sue pinne – la diminuzione degli esemplari è anche dovuta alla riduzione del patrimonio ittico di cui lo squalo bianco si nutre.
L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) lo ha inserito nella sua lista rossa classificandolo come vulnerabile, stima effettuata quando si riteneva che lo squalo bianco fosse un animale fondamentalmente stanziale.
Tuttavia, poiché si è recentemente scoperto che lo squalo bianco è altamente mobile – e quindi i precedenti conteggi possono aver considerato gli stessi individui molte volte – si ipotizza che la stima degli esemplari rimasti sia molto più alta della realtà.
Un recente nuovo calcolo dell’università di Stanford ipotizza la presenza di soli 3.500 esemplari in tutto mondo, che la renderebbe una specie a grave rischio di estinzione.