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Acqua: i maggiori sprechi derivano dal cibo

Il consumo giornaliero pro capite mondiale è di circa 3.500 litri per il cibo, in Italia è 6.300 litri

Scritto da Micaela Conterio il 08.07.2013

Che l’acqua sia un bene talmente prezioso da essere chiamato “oro blu” o il nuovo petrolio ormai è risaputo. Forse sarà perché in troppe zone del mondo scarseggia, o perché di tutta quella che c’è solo il 2,5% è dolce, e per giunta difficilmente raggiungibile (non più dello 0,001% del totale è realmente utilizzabile) o perché potrebbe essere la causa di guerre fra stati per accaparrarsela. Sta di fatto che le numerose campagne per un suo uso “intelligente” e morigerato hanno innegabilmente sensibilizzato tutti quanti noi, al punto che sappiamo bene di dover chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti o ci insaponiamo sotto la doccia. 

Acqua e cibo

Ma in realtà, sono ben pochi quelli che riescono ad immaginare che il 92% circa dell’acqua che ciascuno di noi consuma ogni giorno, finisce nei nostri piatti. Si tratta della quantità di acqua impiegata nelle diverse fasi per la produzione di cibo, soprattutto di origine animale, trasporto, conservazione, vendita e consumo. 

Al punto che è stato ideato dal Prof. Arjen Y. Hoekstra un indicatore, l’impronta idrica, che consente di calcolare l’uso di acqua, prendendo in considerazione sia l’utilizzo diretto che quello indiretto di acqua, del consumatore o del produttore. Altro non è che il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre i beni e i servizi. 

Tanto per farci un’idea: 1 kg di carne di manzo richiede 16 mila litri di acqua, 1 hamburger (da 150 gr) 2.400 litri; 100 gr di formaggio 500 litri; 100 gr di pasta 200 litri; 1 arancia (50 gr) 50 litri; 1 patata (100gr) 25 litri; 1 pomodoro (di 70 gr) 13 litri; una tazza di caffè 140 litri; un bicchiere di latte 200 litri;  un uovo 200 litri; 1 Kg di riso 3400 litri.

È evidente, inoltre, che l’impronta idrica cambi a seconda del paese in cui l’alimento viene consumato poiché una parte del valore dipende anche da altri fattori, quali la quantità di acqua presente, lo stato delle tubazioni e della rete idrica.

Anche in questo caso ci vengono in aiuto i dati. L’impronta idrica della Cina è di circa 700 metri cubi all’anno pro capite, di cui solo il 7% ricade al di fuori dei confini nazionali, quella del Giappone di 1150 metri cubi all’anno pro capite, di cui il 65% ricade all’estero, il che vuole dire che il Giappone ha un alto consumo di servizi e prodotti realizzati all’estero con risorse idriche straniere e quella degli USA è di 2500 metri cubi all’anno pro capite.  A livello mondiale, quindi, il consumo giornaliero pro capite è di circa 3.500 litri per il cibo, mentre in Italia è pari a 6.300 litri. 

Per attuare comportamenti più attenti e responsabili nei confronti dell’ambiente, bisognerebbe valutare attentamente le proprie abitudini alimentari, tenendo conto del volume di acqua contenuto nei cibi. Ciascuno di noi utilizza in media dai 2 ai 5 litri d’acqua al giorno per bere, e tra i 1.500 e 2.600 litri (nel caso di una dieta vegetariana), o tra i 4.000 e 5.400 litri (per una dieta ricca di carne)  per alimentarsi. 

In questo senso può venirci incontro il modello della “doppia piramide” alimentare e idrica, proposto dal Bcfn, il Barilla center for food & nutrition, che mette in relazione il valore nutrizionale dei cibi con l’impatto ambientale corrispondente. E si scopre che ciò che impatta meno sull’ambiente è ciò che di fatto fa più bene alla salute.  

In cima alla piramide idrica, quindi, con il minor consumo di acqua troviamo i prodotti vegetali (1 kg di frutta e verdura richiedono 325 e 970 litri rispettivamente), seguiti da pane, cerali e pasta (1.300, 1.600 e 1.700), uova, riso, pollame e legumi (tra i 3.000 e i 4.000), formaggio e olio d’oliva (circa 5.000) e alla base la carne bovina (15.000).     

Per un minore impatto sul pianeta, ognuno di noi può fare qualcosa di realmente tangibile: mangiare frutta, verdura, latticini e cereali, accompagnati da acqua di rubinetto o tè, preferire la carne bianca alla rossa e il pane alla pasta consentono un risparmio di 2.500 litri di acqua al giorno, pari a circa 20 vasche da bagno.

 

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  • Massimo Schiavi scrive:

    Non mi stancherò mai di ripeterlo :Il problema dell’acqua è stato da sempre affrontato nel modo sbagliato. Da tempo ho studiato e dimostrato che il sistema migliore per risolverlo sta proprio a “monte”cioè nella gestione dell’acqua piovana.
    Ho chiamato il mio progetto “laghetti golenali”.
    Si tratta di realizzare lungo tutto il percorso dell’acqua piovana dagli invasi montani fino a valle delle riserve approfittando degli invasi naturali le golene, dove la pioggia forma dei ristagni,approfondendoli e formando dei laghetti .Questi nel corso dell’anno durante i periodi di siccità provvederanno a rifornire le vene sotterranee .Chiunque sia interessato alla conoscenza di questo progetto può contattarmi .
    Massimo Schiavi.