Una ricerca dell’Istituto di Scienza e Tecnologia Ambientale della Universitat Autonoma de Barcelona sostiene che l’acidificazione e il riscaldamento delle acque del Mar Mediterraneo dovuti alle emissioni di CO2 nell’aria, minacciano seriamente la biodiversità del nostro mare.
La biodiversità del Mediterraneo è una grandissima fonte di reddito, per la pesca e per il turismo. Patrizia Ziveri professore presso l’Istituto che ha condotto la ricerca e coordinatore del progetto ha spiegato: “Prima di questo studio non sapevamo quasi nulla sugli effetti combinati del riscaldamento e dell’acidificazione nel Mediterraneo, ora sappiamo che sono una grave doppia minaccia per i nostri ecosistemi marini.”
“Gli ecosistemi iconici del Mediterraneo come le praterie di posidonia e le barriere coralline sono minacciate dal rapido declino dovuto all’acidificazione e al riscaldamento. Si tratta di specie sorprendenti per la costruzione di ecosistemi, rappresentano la casa per migliaia di specie e servono anche a proteggere le coste dall’erosione, offrono una fonte di cibo e prodotti naturali per la società”, ha spiegato il Maoz Fine della Bar-Ilan University di Israele.
I ricercatori hanno studiato l’area attorno ad un vulcano attivo che produce CO2 per capire quali potrebbero essere gli effetti di un aumento della produzione di CO2 sul lungo periodo.
“L’attività vulcanica sottomarina produce anidride carbonica nell’acqua di mare rendendo le acque più acide e crenado un laboratorio naturale stupefacente, mostrando come potrebbe essere in futuro il Mar Mediterraneo. Purtroppo questa finestra in alto mare ci mostra che la vita diventerebbe difficile per alcune specie, potrebbe essere vantaggiosa per alcune specie invasive, la biodiversità si ridurrebbe e alcune specie si estinguerebbero”, commenta il prof Jason Hall-Spencer dell’Università di Plymouth.
Il professor James Orr dal Laboratoire des Sciences du Climat et de l’Environnement ha dichiarato: “E’ chiaro che per salvare questi ecosistemi incredibili in tutto il mondo è necessario ridurre le emissioni dei combustibili fossili. Non si tratta solo delle coste di qualcun altro, ma di tutti i nostri mari e delle coste. Abbiamo tutti bisogno di agire e non c’è tempo da perdere”.
Tra i risultati dello studio, i ricercatori sottolineano che il Mediterraneo è aumentato ad una temperatura media di 0,67 ° C negli ultimi 25 anni. L’acidità dell’acqua è aumentata del 10% dal 1995, e lo farà fino al 30% entro il 2050 se i tassi attuali di emissioni di CO2 continueranno. In pochi decenni l’acidificazione del Mediterraneo probabilmente aumenterà del 60% dall’inizio della rivoluzione industriale, e alla fine del secolo questo aumento potrebbe raggiungere il 150%.
Più di 100 scienziati di 12 paesi coinvolti nello studio hanno riassunto i risultati in 10 punti per mettere in guardia la società e decisori politici sul futuro del Mar Mediteranneo. I 10 punti sono stati lanciati all’incontro di presentazione dei dati finali che si è tenuto a Barcellona la sede della Rappresentanza della Commissione Europea a Barcellona.
Il progetto MEDSE è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del 7° programma quadro. Coinvolge 22 istituzioni di 12 paesi guidati dall’Istituto di Scienza e Tecnologia (ICTA) dell’Universitat Autònoma de Barcelona (UAB)