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Riesame: l’ILVA non riapre. Clini: “Riva tirava un po’ troppo la corda”

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 08.08.2012

Bambino, sullo sfondo le acciaierie ILVA di Taranto

Bambino, sullo sfondo le acciaierie ILVA di Taranto


Procede la vicenda ILVA. Il tribunale del riesame non ha concesso la riapertura dei sei reparti che sono stati chiusi e le 5 persone che sono accusate restano agli arresti domimiciliari.

L’impianto dell’Ilva di Taranto “continuerà la sua produzione, così come sta facendo. E se occorrerà ridurre l’attività produttiva per consentire un minore impatto ambientale, o la messa a norma degli impianti, si procederà in tal senso cercando di garantire, per prima cosa, soprattutto i livelli occupazionali attuali”. Lo ha detto Bruno Ferrante, presidente Consiglio di amministrazione e legale rappresentante dell’Ilva e da oggi, dopo la decisione del tribunale del Riesame di Taranto, anche custode e amministratore delle aree e degli impianti sotto sequestro. Ferrante ha aggiunto di provare “una profonda amarezza per le tre persone che si trovano ancora ristrette ai domiciliari e che, speravamo, avrebbero riottenuto la libertà”.

Il presidente dell’ILVA Ferrante ha così commentato la sentenza del tribunale del riesame:”occorrerà leggere bene le motivazioni per capire cosa voglia significare questa ordinanza”.
Ferrante ha l’incarico di custode giudiziario degli impianti sotto sequestro, e ha affermato: “Non sono mai fuggito davanti alle responsabilità e non lo farò ora. L’obiettivo nostro resta quello di coniugare ambiente e salute, tutelando soprattutto i posti di lavoro, la storia imprenditoriale di questa famiglia e di questa fabbrica legata alla città di Taranto. Si tratta ora di leggere bene le motivazioni del Riesame per capire quali decisioni intraprendere in ossequio al dispositivo dei magistrati”.

Torna sull’ILVA anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini in un’intervista. Per il ministro, il patron dell’Ilva, Riva, condannato due volte per il reato di inquinamento, “tirava un po’ troppo la corda”: “la situazione ambientale di Taranto – ribadisce -richiede una strategia di risanamento urgente” e “pur avendo chiaro il contesto della concorrenza, ho chiesto a Ilva di adeguare gli impianti” perche’ “l’autorizzazione ambientale integrata (Aia) data nel 2010, dice che l’Ilva deve fare molti interventi. Ci sono 462 prescrizioni, quindi l’Ilva non si puo’ dire in regola”.

Commentando poi su Il Mattino il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva, confermato dal Tribunale del riesame di Taranto, si dice “abbastanza ottimista”. “Mi sembra – spiega – che questa sentenza aiuti nello sforzo che stiamo facendo per migliorare la qualita’ ambientale di Taranto”.
E apprezzando “la posizione di disponibilita” dell’Ilva, che si è detta pronta ad investire 90 milioni di euro per il risanamento ambientale, Clini precisa che “il ministero ha stanziato 336 milioni di euro per avviare un processo di messa in sicurezza del territorio al di fuori dell’Ilva, area compromessa da 50 anni di contaminazioni”.

Quanto alla vicenda delle intercettazioni in cui sarebbe venuto fuori il suo nome, il ministro ribadisce che “non esiste alcuna intercettazione che mi riguardi direttamente o indirettamente. Il meccanismo messo in moto da alcuni media – spiega – ha un solo nome, di cui risponderanno: intimidazione”.

Intanto ieri il ministro dello Sviluppo Corrado Passera aveva dichiarato che “Occorre evitare la chiusura, se si chiudono quegli impianti non si riaprono più”.

Fonte: ASCA

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