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Orso marsicano: no al captive breeding nei giardini zoologici

Tiepida l'accoglienza sul web per la proposta di captive breeding sull'orso marsicano. Il Parco Nazionale d'Abruzzo esclude l'ipotesi.

Scritto da Federica di Leonardo il 25.01.2013

Il 14 gennaio scorso la Società di Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”, nella persona del suo presidente Corradino Guacci, ha lanciato un “Appello per l’Orso Marsicano”. L’appello invitava a valutare l’ipotesi del captive breeding come mezzo per assicurare la salvezza dell’orso marsicano nell’Appennino Centrale. L’orso marsicano è infatti a grave rischio di estinzione. La proposta ha ricevuto un’accoglienza “tiepida” sul web e nelle liste specializzate. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, con un comunicato del Presidente Giuseppe Rossi, ha escluso con decisione la possibilità che un’ipotesi del genere possa trovare spazio. Il Presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, con un comunicato, ha sostenuto Giuseppe Rossi nella sua posizione.

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L’appello di Corradino Guacci partiva dal presupposto che “dopo anni di ricerche, studi e piani di intervento la popolazione di Orso bruno marsicano, ferma dalla metà degli anni ’80 sui 30/40 esemplari, è tuttora ritenuta ad alto rischio di estinzione se non già definitivamente perduta.”

Per questo motivo Guacci proponeva che il 2013 fosse l’anno “in cui imprimere una decisa svolta in direzione della tutela di questa preziosa ed unica emergenza faunistica.” La proposta era quella di iniziare un’azione di captive breeding, cioè di allevamento in cattività nei giardini zoologici.

La risposta sui forum spiecializzati online e sul web, è stata piuttosto tiepida. Franco Zunino, segretario dell’Associazione Italiana per la Wilderness, ha addirittura redatto un controappello. Mentre alcuni chiedevano informazioni più dettagliate sull’ipotesi, altri hanno ipotizzato che questa discussione potesse distogliere la macchina della conservazione dell’orso da problemi, obiettivi e scadenze, che pure sono ben noti a chi si occupa della tutela del plantigrado.

Corradino Guacci, partecipando al dibattito sul web, ha dichiarato che lo scopo della sua iniziativa era quello di avviare una discussione e creare un tavolo tecnico.

Ma anche il Parco Nazionale d’Abruzzo, con un comunicato del suo Presidente Giuseppe Rossi, ha escluso categoricamente la possibilità che un’ipotesi del genere venga messa in pratica, “per ragioni di carattere logistico e per ragioni etiche e di conservazione.” Il captive breeding nei giardini zoologici, così come proposto da Guacci, porrebbe secondo Rossi dei problemi logistici di difficile soluzione.

Ma non è questa l’unica motivazione: anche Giuseppe Rossi sostiene che le problematiche legate alla conservazione dell’orso marsicano sono note e che su quelle è necessario lavorare attraverso i piani e i progetti che sono già in atto.

Ricordiamo infatti che il Parco Nazionale d’Abruzzo è capofila di un Progetto Europeo, Life Arctos, completamente dedicato alla conservazione dell’orso marsicano e finanziato con 3,8 milioni di euro. All’interno del progetto sono comprese diverse azioni concrete che devono, secondo quanto scritto nel progetto, intervenire praticamente su precisi problemi.
Nei prossimi mesi dovranno essere infatti implementate, cioè, dovranno trovare il loro “effetto pratico” sul territorio, l’azione che riguarda le problematiche relative alla regolamentazione del pascolo (azione C1), l’azione relativa alle problematiche sanitarie (C2). Inoltre dovranno essere monitorati i risultati dell’azione relativa agli orsi confidenti (C4) già messa in pratica quest’estate.

Nel progetto Life Arctos è previsto anche un monitoraggio genetico della popolazione (che non è quindi un’azione concreta di conservazione), ma di cui si attendono i primi risultati nelle prossime settimane.

Anche il Presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, ha spalleggiato, così come successo in altre occasioni, il Presidente del Parco Giuseppe Rossi. Per Sammuri, la strategia di conservazione per l’orso marsicano esiste già ed è scritta nel piano d’azione per l’orso marsicano , il PATOM. Il piano, voluto dal Ministero dell’Ambiente, redatto da un team numeroso di esperti e firmato da numerosi enti nel 2009, ad oggi ha visto attivati due soli tavoli tecnici che riguardano la caccia, uno in Abruzzo e l’altro nel Lazio.

Di entrambi vi faremo conoscere prossimamente l’evolversi dei lavori e gli esiti.

Ad oggi tutte le scadenze previste nel PATOM sono ampiamente scadute, e gli unici tavoli realmente partiti sono quelli sulla caccia, sebbene sia necessario notare che alcune delle indicazioni del PATOM sono state recepite nel progetto LIFE ARCTOS.

L’autorità di Gestione del PATOM è stata demandata dal Ministero dell’Ambiente al Parco Nazionale d’Abruzzo, ma il dottor Nicola Cimini, in una intervista rilasciata a novembre 2012, dichiarava a Gaianews.it che l’Autorità di Gestione si era riunita una sola volta.

Il Ministero dell’Ambiente, che non ha attualmente nessun ruolo attivo nell’estrinsecazione pratica del PATOM e nel suo coordinamento, ha espresso i propri dubbi in merito all’attuale situazione dell’orso marsicano in una recente intervista rilasciata a Gaianews.it da Eugenio Duprè.,della Direzione generale per la protezione della natura e del mare.

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